ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Il dietro le quinte delle Vie d’Europa

Intervista a Maria Serena Agnoletti, ideatrice del convegno letterario giunto quest’anno alla XVI edizione

Maria Serena Agnoletti, ideatrice del convegno letterario ’Le vie d’Europa, sui passi di un autore’, giunto quest’anno alla XVI edizione.

Come è nata l’idea del Convegno ’Le vie d’Europa’? «Tutto nasce da una scommessa. Esisteva già per il liceo un Convegno chiamato ’I Colloqui fiorentini’ allora io e una mia collega abbiamo pensato di provare a creare un Convegno per le medie. Eravamo convinte che i ragazzi sarebbero stati in grado di confrontarsi con un autore.

Un giorno la mia collega osò leggere un libro in inglese a dei ragazzi. Dopo questo ci siamo poste una domanda: perché non condividere con tutti ciò che facciamo a scuola?».

Come veniva strutturato il Convegno a.C. (ante Covid) e adesso d.C. (durante il Covid)? «Mi è piaciuto questo riferimento al tempo, fa pensare a una spaccatura. Ma torniamo alla domanda: prima era più bello e ci potevamo incontrare dal vivo. I ragazzi ponevano le domande di persona. Poi rappresentavano anche degli spettacoli illustrativi. Alla fine si facevano le premiazioni sul palco. In una stanza erano esposti tutti gli elaborati. Ora, invece, si fa via video e i ragazzi possono inviare delle domande, però faremo comunque qualcosa di teatrale».

Sulla base di quali criteri vengono scelti gli autori? «Gli autori scelti sono sempre inglesi, per coinvolgere anche gli insegnanti di lingua, e sono annoverati tra i grandi classici della letteratura. Qual è un elaborato delle precedenti edizioni da cui è stata particolarmente col-pita? Devo dire che ogni elaborato è stato unico. Ma uno degli elaborati che mi ha colpito di più è stato quello dell’edizione 2011, proprio su Dickens: parlava di Nancy, della sua vita e delle sue emozioni. Mi sono commossa per il modo in cui Nancy si prende cura di Oliver, anche se lei poi morirà».

Secondo lei, cosa può dire Dickens a un giovane lettore? «Una delle cose che mi colpisce di Dickens è la sua capacità di suscitare immedesimazione. Ad esempio, in A Christmas Carol è significativo in questo senso il momento in cui Scrooge si siede accanto al sé stesso di un tempo e lo consola. E’ interessante la sua capacità di metterci a conoscenza della diversità e dell’unicità dell’uomo. Lui ci invita a chiederci: cosa mi rende felice? Secondo me è il significato del dialogo fra Scrooge e suo nipote: Scrooge dice che le feste natalizie sono sciocchezze e chiede a suo nipote per quale motivo è felice pur essendo povero; il nipote risponde facendogli la domanda al contrario, ovvero chiedendogli perché è triste pur essendo ricco. Un autore come Dickens ci dà una proposta positiva e ci rende certi che il bene vince sempre.

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