Studenti alla ricerca della felicità…
La classe la pensa così: «Vivi sapendo di far vivere un’altra persona con il sorriso e allora starai bene anche tu»
Tra PIL e FIL l’unica differenza sembra una sola lettera, ma in realtà questi due indicatori denotano l’abissale differenza del concetto di benessere, che in occidente è basato sul Prodotto Interno Lordo, e quindi sulla ricchezza economica, mentre in Paesi come il Bhutan sulla Felicità Interna Lorda, cioè sulla ricchezza spirituale. Il FIL, calcolato su criteri come la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali, spiega come questo piccolo paese, nonostante la povertà economica, sia l’ottavo paese più felice del mondo. Al contrario, le ricerche dicono che il 20% della popolazione della terra, pur consumando l’80% delle risorse del pianeta, non è soddisfatta ed è in continua ricerca di altra ricchezza che ingenuamente crede essere la cura alla sua infelicità. Un consumismo in cui le persone sono influenzate dall’ideale del possesso di beni materiali, che vengono acquistati anche senza averne reale necessità. Un esempio? L’acquisto continuo di nuovi cellulari: anche se la durata di vita di un telefono in media è di 5 anni, il 55% degli utenti usa lo stesso dispositivo per soli 3 anni, ammaliato della pubblicità. Il risultato però, è una ricerca senza fine di una felicità effimera e momentanea, dato che le persone si assuefanno al possesso e alla ricchezza, cercando tutto questo all’infinito, senza possibilità di saziarsi. Prova ne sia la diffusione della depressione nei paesi più ricchi.
Ad esempio, in Lussemburgo, il 9,7% della popolazione soffre di questa patologia, pur vivendo in un paese con un PIL pro capite di 115.873,60€ (tra i più alti al mondo). In contrasto, il PIL pro capite del Bhutan è di 3122,38 € nonostante sia l’ottavo paese più felice al mondo. Questo è dovuto all’importanza che qui si attribuisce al ruolo dell’individuo nella società, come racconta il film Lunana, che permette di entrare nell’ambiente tanto spartano quanto accogliente di questo villaggio ai confini del mondo.
Qui il singolo è fondamentale e viene apprezzato per ciò che fa, e questo sentirsi necessario e utile è fonte di soddisfazione e di una felicità appagante: la felicità non sta nel migliorare la propria condizione, ma quella dell’intera comunità. Questo può sembrare un concetto molto distante, ma è applicabile anche alla nostra società quando le persone lavorano non solo per guadagnare, ma per un fine più alto: il medico studia e opera per salvare vite, un insegnante per formare cittadini responsabili e coscienziosi e un imprenditore per garantire lavoro, stipendi e innovazione, tutti per avere un orizzonte ulteriore al semplice sopravvivere, formando una coesione che avvantaggia e migliora la vita di tutti.