Le coltivazioni? Anche subacquee
La tecnologia esplora nuove frontiere per limitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali
FIRENZE Ogni anno nel mondo purtroppo vengono abbattuti circa 15 miliardi di alberi con lo scopo di ottenere più spazi per coltivare, allevare animali e costruire edifici. Il che significa 68.000 alberi al giorno per uno spazio equivalente a 50 campi da calcio. Ma se smettessimo di creare spazio per le coltivazioni in modo da poter produrre senza sradicare alberi? Questo è oggi possibile? La risposta a questa domanda è sì, grazie all’idroponica. Nel 2012 Sergio Gamberini, brevettato dall’Ocean Reef Group, trasforma il suo sogno in realtà unendo le sue principali passioni: immersioni e giardinaggio.
Nascono così le coltivazioni subacquee (Orto di Nemo), con lo scopo di sfruttare nuovi terreni per coltivare; come si potrebbe dire un sistema di agricoltura alternativo reso possibile grazie all’idroponica.
I primi esperimenti riguardanti la coltivazione in acqua si tengono a Noli, in Liguria. Immergendosi nelle acque di questa località , a 6-10 metri di profondità , subito si notano le imponenti strutture subacquee, racchiuse in un complesso che si estende per circa 15 metri quadrati e che comprende sette biosfere grandi come una stanza. Sono ancorate al fondale marino e contengono circa sessanta piante ciascuna; realizzate in materiale vinilico e di colore trasparente facilitano il passaggio della luce solare, permettendo la crescita di alcune piante, tra cui lattuga, basilico e varie erbe aromatiche. Gli ortaggi crescono in tempi brevi grazie ad una temperatura costante di 25 gradi: i semi germogliano in 36-48 ore e non necessitano di pesticidi e insetticidi poiché non possono essere attaccati dagli insetti.
Sono stati numerosi gli esperimenti eseguiti nel corso degli anni: nell’estate del 2013 si sono raccolte per la prima volta nella storia dell’idroponica dei mazzetti di basilico cresciuti nelle biosfere, mentre nell’estate del 2014 un altro esperimento ha permesso lo sviluppo di tre diverse tipologie di insalata.
L’idroponica, dunque, non è soltanto sostenibile ma anche biologica. Le coltivazioni subacquee sarebbero ottimali per i paesi poveri di terreni e acqua dolce e raccomandate per il loro basso impatto ambientale, sfruttando esclusivamente energie rinnovabili ottenute dal sole. Ecco, insomma, un esempio di come sogno, passione e competenza di un singolo possono portare un beneficio all’uomo e all’ambiente.