ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Viaggio altrove: profughi si diventa

Quando la frontiera da sogno avventuroso si trasforma in un incubo. Gli ucraini e la loro fuga

PISA Esiste una linea immaginaria eppure reale, un confine fisico oppure dell’anima che cerca nuovi spazi e avventure, la porta invisibile verso nuovi mondi di cui meravigliarsi e da vivere, il salto nel buio verso le stelle mai raggiunte. E’ la frontiera, il viaggio dentro e fuori di noi di cui hanno parlato tanti scrittori, sulla Terra o nello Spazio, mistero e coraggio senza fine. Ma oggi più che mai, il confine tra felicità e dolore è labile, e diventa la guerra e la fuga che non ti aspetti, tutto il tuo mondo che cambia. E il vuoto che ci si porta dentro diventa incomprensibile, senza un motivo sensato che lo possa giustificare. Perché? Perché accade tutto ciò? Tanti Ucraini ormai non se lo chiedono più, cercano solo di sopravvivere e la soluzione migliore è scappare in altri Paesi, come in Italia, Francia, Germania, ma anche in Polonia, per esempio, che confina a sud-est dell’Ucraina, varcata già da circa 2 milioni di individui dall’inizio della guerra (24 febbraio 2022). Questa frontiera ha una lunghezza di circa di 530 km dove donne, bambini e anziani arrivano disperati da tutti i possibili fronti; qui cercano riparo, affamati, infreddoliti dalla stagione e soprattutto sofferenti. L’organizzazione della distribuzione di cibo, prodotti di igiene, farmaci, acqua, ecc.

per chi arriva dall’Ucraina non è facile; la prima iniziativa della Caritas è un piccolo panificio in zona di frontiera. La maggior parte di queste persone è diretta altrove, quindi dovrà affrontare un altro viaggio, un altro interminabile, inconcepibile viaggio, con il nuovo status di profugo. Si diventa profughi senza saperlo e questo marchio probabilmente rimarrà per sempre nell’anima anche quando, si spera, le operazioni belliche saranno cessate, ricordo indelebile della follia degli uomini. Nel frattempo si impara una nuova lingua, si fa il conto degli amici e dei parenti che non hanno avuto la stessa pesante fortuna, si sopravvive. In Polonia, dalla fine di febbraio la scuola è diventata un ricovero e primo punto di transito per chi fugge dall’Ucraina: al posto dei banchi ci sono brande da campo, nei corridoi gli stendini con appesi vestiti e oggetti di prima necessità. Ci sono tanti volontari polacchi e anche giovani ucraini che vivono lì: prima della guerra erano un milione e mezzo, ora si parla di addirittura quattro milioni. Queste cifre danno l’idea di quanto sia grande questa tragedia, ma non la misura di quello che stanno passando davvero queste povere persone, spesso senza più notizie dei propri cari rimasti a combattere, della propria vita lasciata nel loro Paese diventato un Inferno in Terra.

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