ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Media “I.Calvino” di Montecarlo (LU) - Classe 3C

Nel nostro futuro non c’è un pianeta B

Una riflessione sulle cause e conseguenze del cambiamento climatico e sulle nostre abitudini di vita

Città sommerse, scomparsa di specie animali e vegetali, crisi di siccità, desertificazione. Non è l’inizio di un film apocalittico, ma lo scenario di un possibile futuro, nemmeno troppo lontano. La nostra riflessione sul cambiamento climatico è iniziata con la visione del documentario “Una vita sul nostro pianeta” di David Attemboutgh, naturalista e divulgatore inglese. David ci parla da Prypiat, cittadina Ucraina abbandonata dai suoi abitanti nel 1986 in seguito alla tragica esplosione della centrale nucleare di Chernobyl e ci avverte: rischiamo di ripetere lo stesso errore se non prendiamo sul serio la questione climatica. Molte zone potrebbero diventare inospitali e invivibili proprio come Pripyat, a causa del massiccio intervento dell’uomo, che ha fatto “ammalare” il nostro pianeta. L’aumento di gas serra ha portato a un inarrestabile aumento di temperatura. La biodiversità che caratterizza la terra è messa a dura prova, così come le specie animali e vegetali che ci vivono. Ci è stato dato un pianeta in salute, ma siamo noi i responsabili dell’aggravarsi della sua malattia. Perciò assumiamoci anche la responsabilità della sua guarigione, preservandolo e rispettandolo, perché non c’è un pianeta b. Insomma: siamo il problema ma possiamo essere anche la soluzione. I grandi paesi industrializzati si sono mossi in questo senso, impegnandosi a mantenere la “febbre” del nostro pianeta al di sotto dei due gradi nella conferenza sul clima di Parigi del 2015. Una buona notizia riguarda l’Italia: nella Cop 23 è stata la prima ad aderire all’alleanza globale per lo stop al carbone entro il 2050, puntando sulle rinnovabili, che soddisfano il 37% dei consumi. È L’Idroelettrica la più comune grazie ai molti bacini d’acqua ai quali possiamo attingere.

E noi? Noi nel nostro piccolo possiamo fare la differenza. Noi che utilizziamo l’automobile per tragitti brevi, o che compriamo bottiglie di plastica che impiegano dai 100 ai 1000 anni per smaltirsi! dobbiamo ripensare il nostro stile di vita. Altrimenti chi verrà dopo di noi non avrà a disposizione le nostre stesse risorse. Ripensare le tecniche di produzione per ridurre i consumi non è più un’Utopia, ma una soluzione possibile. Abbiamo scoperto molti esempi “virtuosi” nella nostra regione. ‘Sfera Agricola’, a Grosseto, è la serra idroponica più grande d’Italia, che produce ortaggi senza consumare il suolo e utilizzando energia pulita. A Porcari la nota cartiera ‘Lucart’ produce carta riciclata, utilizzando il tetrapak. A Prypiat, dopo anni, sono ricresciuti gli alberi, nei mesi di quarantena passati gli animali sono tornati a girovagare. La natura trova sempre il modo di reagire alla distruzione. E così dovremmo noi. Facciamo nostre le parole di Attembourgh: “Nella mia vita ho assistito ad un terribile declino. Nella vostra potreste assistere ad una splendida ripresa.”

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