ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Alighieri-Pascoli di Città di Castello (PG)

È possibile comprendere la povertà

«Le cause delle disuguaglianze sono legate soprattutto all’economia. Proviamo a fare scelte consapevoli»

Allargare lo sguardo sul mondo, comporta chiederci i motivi di tante disparità. Sia nei libri che in tv sfilano immagini e slogan contrastanti: spot di prodotti dimagranti o di panini a cinque strati e bambini africani denutriti, auto luccicanti con lo slogan “il lusso è un diritto” e richieste di denaro per persone che non possono permettersi cibo né cure. Perché c’è la povertà? Con i Laboratori sul Commercio equo e solidale, è emerso che il pensiero più diffuso sulle cause della povertà mette al primo posto la guerra, ma gli esempi che abbiamo avuto nella storia dimostrano che i conflitti armati sono stati seguiti da un periodo di forte ripresa: dopo la seconda guerra mondiale, ad esempio, il boom economico.

Addirittura, per molti, i paesi poveri hanno un ambiente inospitale e senza ricchezze, mentre questi sono i più ricchi di risorse e materie prime. Spiccano il Brasile, primo produttore mondiale di caffè, canna da zucchero e agrumi, la Costa D’Avorio, prima esportatrice di cacao e tra i primi di olio di palma, l’India seconda produttrice di tè, riso, frumento. Forse una ragione della povertà è la sovrappopolazione? In realtà gli indici di densità della popolazione dicono altro: quella africana è di 33 ab/km², decisamente inferiore a quella europea che è di 109 ab/km². In paesi come la Repubblica Centrafricana, vivono 5 mln di persone su una superficie di 622.000km², pari alla somma di Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, che contano però complessivamente oltre 90milioni di abitanti. Le cause delle disuguaglianze sono legate soprattutto all’economia, campo in cui le multinazionali e i governi più potenti dettano le regole. Purtroppo, nei paesi del sud del mondo, le compagnie estere, grazie anche alla corruzione dei governi locali, possono sfruttare enormi risorse e i singoli lavoratori, obbligati ad accettare le pessime condizioni di lavoro per sopravvivere, spesso senza alcuna difesa sindacale. È anche grazie a ciò che alcune merci estere hanno dei prezzi così competitivi, che fanno chiudere pure le aziende italiane, dove i diritti si rispettano.

Non dimentichiamo poi che esiste un debito estero che schiaccia molti Paesi in via di sviluppo: formatosi negli anni ‘60/’70 ha visto crescere gli interessi senza controllo. Di fronte a tutto questo, esiste la piccola speranza del commercio equo e solidale, in cui i lavoratori non vengono sfruttati e ottengono un adeguato compenso per ciò che hanno prodotto. Conoscendo questi fatti si comprendono le reali ragioni della povertà e si arriva a capire che noi consumatori abbiamo molto potere e attraverso delle scelte e magari delle rinunce a prodotti non equi né solidali, possiamo contribuire a dare il giusto a chi lo merita.

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