ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Bisogna tornare a pensare ad un noi

Questo l’invito che Michele Cocchi rivolge a noi giovani: «Recuperiamo la nostra dimensione collettiva»

La società ci ha sempre detto che per essere eroi bisogna indossare un mantello, avere dei superpoteri e compiere gesti straordinari. Invece per Michele Cocchi, noto psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza e affermato scrittore pistoiese, non è così e ce lo racconta in modo efficace in «Us», romanzo edito nel 2020 per Fandango Libri.

«Credi davvero di non essere un eroe? Io ti dimostrerò il contrario»: sono queste le parole con cui il Grande Saggio accoglie Logan, avatar di Tommaso, il protagonista, e i suoi due compagni di squadra Hud e Rin nell’anticamera di Us, il videogioco da cui prende il titolo il romanzo stesso. Tommaso, che eroe non si sente affatto, è incuriosito proprio da questa frase, ma grazie al videogame e ai suoi compagni capirà che ciascuno può essere eroe della sua vita. Non servono, infatti, gesti eclatanti, basta essere se stessi, ma non è certo facile. Infatti, in un mondo come quello attuale, che ci vuole sempre perfetti e sulla cresta dell’onda, sempre vincenti e mai deboli, è facile perdersi.

Questo è ciò che accade a Tommaso, un ragazzo di sedici anni che da oltre un anno vive chiuso nella sua stanza, per la paura di non essere abbastanza, di non essere adeguato al mondo che lo circonda. Eppure, ci insegna magistralmente Michele Cocchi, Tommaso si sente forse più protetto dentro casa, ma certo non più vivo: preferirebbe di gran lunga stare con gli altri ma, non sentendosi all’altezza di quello che il mondo esterno richiede, preferisce chiudersi in sé.

La lettura di «Us» e le parole dello scrittore, con cui abbiamo avuto il privilegio di parlare, ci hanno fatto capire quanto sia fondamentale tornare a pensare a un «noi» invece che ad un «io», contrariamente a quanto la società egoica in cui viviamo ci impone. Non è, infatti, un caso che il videogioco e il romanzo abbiano lo stesso titolo, «Us», un invito a riscoprire questa dimensione collettiva perché, come ci ricorda Michele Cocchi, è fondamentale rapportarsi con gli altri. Non si può pensare di fare tutto da soli, ma ognuno di noi impara ogni giorno dalle altre persone, che siano reali o protagoniste di una storia. Ad esempio, noi da Logan abbiamo appreso l’importanza della riflessione, da Hud, alter ego di Luca, l’istintività e da Rin, avatar di Beatrice, la sua spiccata sensibilità ma anche il coraggio di dire «basta». Basta ad una società che ci vuole sempre competitivi, basta alla finzione in cui spesso ci ritroviamo a vivere. «Us» ci ha insegnato a toglierci quella maschera che spesso indossiamo per sentirci accettati e a mostrare il nostro vero volto.

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