ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

La nostra città. Viaggio nel tempo

Una passeggiata nella storia del centro storico di Grosseto. Dove una volta si giocava con il cacio

Com’è cambiata nel tempo la nostra città? Accedendo al centro storico attraverso Porta Vecchia, la porta più antica delle mura di Grosseto, scorgiamo subito sulla sinistra Piazza del Sale, così chiamata perché vi si trova il Cassero del sale, dal XIII secolo punto di raccolta e di distribuzione del sale della città.

La piazza è conosciuta anche come piazza del Mercato perché dal XIX secolo iniziò ad ospitare il mercato cittadino. Proprio per le attività commerciali che vi si svolgevano, è sempre stata un angolo della città molto gremito e ancora oggi rimane uno dei luoghi più frequentati del centro, data la presenza di numerosi locali e attività di ristoro.

Proseguendo la nostra passeggiata, tutto l’anello di vie che costeggiava il perimetro delle mura, nel tratto corrispondente a via Mazzini e a via Saffi, era conosciuto nell’Ottocento col nome di «del giuoco del cacio» a causa di un gioco tipico del tempo consistente nel far ruzzolare forme di formaggio: attività che doveva appassionare molti cittadini visto che la pastorizia era una delle attività commerciali più importanti di Grosseto. Proprio in via Mazzini si trova il Teatro degli Industri, la cui storia inizia nell’Ottocento, quando, dopo la costituzione dell’Accademia degli Industri due cittadini grossetani, Giacomo Stefanopoli e Giovanni Tognetti, acquistarono una grande stanza, originariamente adibita a ostello per i pellegrini, e la trasformarono in una sala teatrale. Vi vennero rappresentate molte opere di prosa, liriche, balletti e ha subìto nel tempo molti restauri e ampliamenti. Il teatro ha rivestito sempre un ruolo molto importante per i grossetani ed è uno dei luoghi dove la vita culturale continua a essere viva.

Continuando per via Manin si entra, poi, in piazza del Duomo e in piazza Dante, dove dal 1846 si può ammirare la statua di Leopoldo II di Lorena, chiamato dai grossetani Canapone, e dove, esattamente al numero 11, è posta la targa in ricordo di Carlo Cassola, il famoso scrittore che lì visse per alcuni anni diventando un cittadino attivo e impegnandosi a diffondere la cultura, anche grazie alla collaborazione con Luciano Bianciardi.

Concludiamo la nostra passeggiata arrivando al Cassero senese che dall’epoca medievale è stato per molto tempo l’elemento centrale del sistema difensivo della città, anche durante la Seconda Guerra mondiale.

Oggi, dopo una serie di interventi di restauro, è usata dai cittadini per manifestazioni musicali, artistiche e culturali.

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