ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Artisti in campo contro la guerra

La necessità di impegnarsi per la pace non solo con le parole, ma anche con altri linguaggi espressivi

Attualmente è in corso una guerra tra Ucraina e Russia. Come è comprensibile, l’opinione pubblica affronta questa urgenza tenendo conto principalmente degli aspetti sociali, economici e politici. Guardandoci intorno, ci siamo accorti che l’arte, come abbiamo studiato sui libri di scuola, gioca un ruolo importante nei momenti di crisi e anche ora sta provando a reagire a quello attuale. Nei conflitti, la storia ce lo insegna, insieme alle vite umane si mira a distruggere anche tutto ciò che può essere considerato la massima espressione dell’uomo, ovvero l’arte e la cultura. E lo si fa colpendo musei, biblioteche, teatri e cattedrali. Tra i tanti esempi che possono essere riportati, pensiamo ai bombardamenti che a Kharkiv hanno distrutto il museo d’arte contemporanea, lo Yermilov Centre, in cui erano conservati i tesori culturali del popolo ucraino il cui territorio è ricchissimo di storia, contando addirittura sette siti inscritti nella lista dei patrimoni dell’Unesco. Dunque, come risponde l’arte a questa emergenza? E ancora, essa da vittima può diventare strumento di riflessione? La risposta dell’arte precorre i tempi e arriva già prima dello scoppio del conflitto con artisti come il pittore Aljosha che ha deciso di presentare una performance davanti ad un monumento d’epoca a Kiev in segno di pace.

Anche in Italia possiamo citare vari esempi: LBS è un’artista che con l’opera ’Vladolf Stalputin’, facendo indossare al presidente russo colbacco e baffetti, ha puntato sull’ironia per susci-tare la riflessione critica. La street artist Laika, a Roma, ha deciso di esprimere il suo pensiero con un’opera che rappresenta due carri armati i cui cannoni si intrecciano formando il simbolo della pace. A contrasto con i toni scuri vi è una colomba bianca che rappresenta lo sdegno verso la guerra. Anche la scelta del luogo in cui è collocata ha una valenza simbolica: è equidistante dall’ambasciata russa e da quella ucraina.

Guardando più vicino a noi, nella nostra città, il sindaco Nardella il 6 marzo scorso ha deciso di coprire il David, che si trova in piazza della Signoria, con un telo nero che fa da sfondo alla bandiera dell’Ucraina. Ma perché coprire una così bella opera? «Il David è coperto come gesto di dolore e di lutto per coloro che sono morti durante la guerra. Il David è simbolo della lotta contro la tirannia»: ha spiegato il sindaco. Questo esempio di casa nostra è ciò che più di tutto ci ha fatto riflettere, e se l’arte ha stimolato noi, allora sì: l’arte da vittima può diventare strumento di riflessione e, quindi, lanciare un messaggio di pace.

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