ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Giovani e il nodo del diritto al voto

La misura, già adottata in alcuni Stati, come una sfida per l’innovazione in una società sempre più anziana

Molti Stati recentemente hanno dato il diritto di voto ai sedicenni, nella maggior parte dei casi, per l’elezione del parlamento. In Scozia, però, i sedicenni hanno votato anche al referendum per l’indipendenza ma non per la Brexit. La proposta di estensione è tuttavia controversa. Ecco alcune posizioni in campo. Per gli scettici i ragazzi sono ancora immaturi per una responsabilità così importante.

Ancora: non è scontato che i giovani abbiano una propria idea politica, e ciò li porterebbe a lasciarsi influenzare dal voto dei genitori. Si finirebbe, insomma, col dare più potere di voto a chi già ce l’ha. Non solo: abbassare l’età per votare potrebbe comportare la necessità di rivedere anche la soglia della maggiore età, con conseguenze molto complicate nell’ambito del diritto penale. Molti sostengono che, se la politica volesse davvero sostenere i giova-ni, dovrebbe occuparsi direttamente di loro, introducendo tutele e incentivi, non il poter votare prima. Ma ci sono anche ragioni a favore: rafforzare il ruolo delle nuove generazioni compenserebbe gli effetti della diminuzione del loro peso elettorale, a fronte dell’aumento della popolazione anziana. Certo: nulla vieta che un ottantenne voti anche in vista del benessere futuro, piuttosto che solo per proteggere solo i propri diritti acquisiti; ma è anche giusto ritenere che chi avrà più da perdere e da guadagnare dalle conseguenze di medio e lungo periodo delle scelte collettive possa, e debba, disporre di una maggiore responsabilità nel determinarle. Un’altra ragione a sostegno è che l’impatto sul futuro delle scelte presenti è maggiore oggi che in passato, per esempio in riferimento al debito pubblico, l’impatto ambientale, l’innovazione tecnologica, la continuità tra reddito e condizioni per una pensione dignitosa. Emerge, poi, la questione della formazione adeguata: i favorevoli all’estensione del voto ai sedicenni sostengono che la formazione non viene solo dalla scuola, e che il mondo iper-connesso in cui viviamo fornisce innumerevoli mezzi per essere al passo con l’attualità. Infine, è da notare che in molti paesi i sedicenni già lavorano e pagano le tasse. Anche in Italia la proposta è in discussione. Abbassare i limiti di età per essere eletti al Parlamento e aumentare la partecipazione e le responsabilità dei giovani: sono questi gli obiettivi di un disegno di legge in esame. Attualmente, infatti, si può votare per la Camera dai 18 in su, ed essere eletto deputato a 25 anni; eleggono i senatori, invece, i cittadini 25enni e per essere eletti al Senato è richiesta l’età minima di 40 anni.

Con la riforma si potrà votare ed essere votati a 18 anni di età (alla Camera) e a 25 anni (al Senato).

Votazioni CHIUSE
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