ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Alla ricerca di una vita migliore

L’immigrazione dei nostri tempi agli occhi dei ragazzi: cause, luoghi comuni da smentire e tanto altro

Tutti i giorni sentiamo notizie di persone che rischiano la vita per fuggire dai loro paesi nativi, attraverso mezzi clandestini, per trovare delle condizioni di vita migliori. Ma cosa li convince a lasciare la loro terra? Le motivazioni che spingono le persone ad emigrare sono socio-politiche, ambientali ed economiche. Guerre e persecuzioni sono le principali cause di tipo socio-politico, insieme alle continue guerre civili nei loro paesi dovute alla lotta per il potere, che costringono gli abitanti a cercare una vita migliore all’estero. I disastri ambientali estremi e i cambiamenti climatici, invece, sono i protagonisti delle cause di tipo ambientale che rendono la vita impossibile a queste popolazioni a causa di fenomeni come la siccità, gli allagamenti ecc…

Oltre a questo le persone emigrano per trovare un lavoro: i mestieri piĂą svolti dagli immigrati sono baby sitter, badanti, venditori ambulanti e muratori.

Cercano, inoltre, un bene fondamentale: l’accoglienza.

Non sempre, però, trovano la giusta ospitalità perché arrivano in un Paese che a volte li vede diversi a causa del colore della pelle o della loro cultura.

Per questo molti migranti non incontrano le condizioni di vita sperate e vengono attratti dalle associazioni criminali, che li coinvolgono nelle operazioni di malavita.

A questo proposito l’Unicef dal 2016 ha attivato in Italia un programma di accoglienza per i migranti che punta a garantire loro protezione e inclusione sociale.

L’associazione, insieme ad alcuni stati europei, ha stilato una lista di sei impegni concreti in particolare a favore dei giovani rifugiati: agire sulle cause che sradicano i bambini dalle loro case, aiutarli nello studio e a mantenerli sani, tenere unite le famiglie, trovare alternative alla detenzione dei migranti, combattere la xenofobia e la discriminazione, proteggere i giovani rifugiati dallo sfruttamento e dalla violenza.

Purtroppo al giorno d’oggi sono ancora diffusi molti pregiudizi sugli immigrati. Per esempio “hanno tutti il telefono”: il cellulare non è un bene superfluo perché, oltre ad essere essenziale per comunicare con le famiglie o con altri contatti, contiene ricordi, affetti che appartengono alla vita che hanno lasciato e che non avrebbero avuto altro modo di portare con sé. “Aiutiamoli a casa loro”: questa frase viene utilizzata senza tenere conto della situazione dalla quale scappano (guerre, povertà…).

Molte persone li accusano, inoltre, di “pesare sull’economia”, ma spesso si rendono utili praticando lavori duri e umili che gli italiani non vogliono svolgere, come per esempio occuparsi di persone anziane o non autosufficienti.

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