ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

San Giorgio tra storia e leggenda

Origini ed evoluzione dell’Eremo eretto da un pugno di uomini animati da coraggio inimitabile e fede

MONZONE Su una propaggine del monte San Giorgio sorge l’Eremo, eretto con coraggio inimitabile da un pugno di uomini, animati da una fede sovrumana e un ardire incredibile. Fondatore dell’Eremo Matteo Filippo Caldani, capo bandito, che negli anni a cavallo tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII sec. avrebbe infestato le vallate del Lucido.

Matteo Filippo Caldani, nobile veronese, si ricordò di aver notato più volte su un aspro dirupo, deserto e inospitale, un piccolo oratorio a San Giorgio Martire.

Cambiò il nome con quello di Frà Giovanni Maria e dopo un cammino difficile e faticoso giunse alla meta il 24 agosto 1604. In quel luogo, Fra’ Giovanni Maria, iniziò una vita eremitica e grazie al lavoro dei frati cominciò a prendere forma un piccolo Eremo con l’Oratorio, la celletta annessa e, in segno di rispetto, fu eretta una grande croce. Alcuni devoti attirati da una vita austera e in completa solitudine chiedevano di unirsi all’Eremita, così il frate ritenne opportuno di ingrandire l’Eremo con la costruzione di nuove celle che ospitassero nuovi visitatori.

Caldani, si trovò ad affrontare una grossa novità, la richiesta di postulanti che desideravano unirsi a lui nella vita eremitica; vi si unirono Giovanni Battista da Monzone, Michelangelo da Casciana Petrosa e Paolo da Vinca.

Il quel periodo il piccolo Eremo consisteva in cinque celle per i cinque eremiti, altre due celle furono costruite per ospitare eventuali altri ospiti, una stanza per refettorio comune, una cucina e un’altra per la dispensa. Infine, venne costruita anche una foresteria in un luogo separato per gli ospiti e i visitatori. Si arrivò alla costruzione di 21 celle per i monaci e una chiesa divisa in quattro arcate per parte, sostenute da colonne lavorate a scalpello con basi e capitelli con potenti muraglie per rendere solida la costruzione della Chiesa e del convento. Nel 1609 papa Paolo V concesse l’indulgenza plenaria ai pellegrini che si fossero recati in penitenza in quel monastero dove, nel mezzo della chiesa, si trovava il sepolcreto per la sepoltura dei monaci eremiti che ancora oggi, probabilmente, si trovano sotto al cumolo di macerie. Nel 1778, dopo la soppressione della vita eremitica del Monastero di Montesenario da parte di papa Pio VI San Giorgio e la successiva soppressione napoleonica degli ordini religiosi nel XVIII sec., del convento non restano che poche mura nascoste da vegetazione. Oggi il sentiero che porta all’Eremo di San Giorgio, tre chilometri sopra Aiola, è stato pulito ed è percorso, visitato e molto suggestivo.

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