ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

’Manga’, sei secoli di passione

La prima raccolta di fumetti giapponesi fu realizzata nel 1702 da Shumboko Ono, uno degli artisti più celebri

Manga è un termine giapponese che indica i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare solo i fumetti giapponesi. In Giappone, i manga non rappresentano un genere in particolare, ma sono chiamati così i fumetti di qualsiasi target, tematica ed anche nazionalità includendo opere in grande varietà di generi: avventura, romantico, sportivo, storico, commedia, fantascienza, fantasy, giallo, horror ed erotico. Benché nata in Giappone questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo. Sono principalmente stampati in bianco e nero, ma non mancano pubblicazioni totalmente a colori. In generale i manga totalmente a colori sono in numero molto minore rispetto a quelli in bianco e nero, per via dei costi realizzativi decisamente alti. In Giappone sono tipicamente serializzate su riviste dedicate, contenenti più storie, ognuna delle quali viene presentata con un singolo capitolo per poi essere ripresa nel numero successivo. L’origine vera e propria dei manga risale al 1600, quando si inizia ad utilizzare questo termine per descrivere le immagini presenti nelle pareti dei templi, che cominciarono ad essere considerate delle attrazioni dai visitatori. Per renderli visibili ad un pubblico più ampio, vennero riprodotte su tavole di legno, facilmente trasportabili in città e villaggi.

Nel 1702 Shumboko Ono, uno dei primi celebri artisti manga (mangaka), volle raccogliere i propri disegni in un libro che è rimasto fino ai nostri giorni come la raccolta di manga più antica del Giappone. Nel 1905, Rakuten Kitazawa fu il primo disegnatore ad utilizzare la parola “manga” per indicare tutt’oggi quelli che erroneamente vengono chiamati “fumetti”. Il termine fu coniato ottenendolo dagli ideogrammi “man”, cioè libero, stavagante e “ga”, cioè immagine, per definire quelle che in realtà erano “immagini libere”, “immagini stravaganti”.

Il fumetto giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall’ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine “libere” alla sinistra. Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso. A differenziare il manga dagli altri stili fumettistici innanzitutto l’importanza che viene data all’atmosfera, alle emozioni e all’introspezione psicologica dei personaggi. Inizialmente i manga pubblicati in Italia avevano senso di lettura occidentale (le tavole venivano quindi prima ribaltate, e poi editate).

Furono i Kappa Boys ad introdurre anche qui il senso di lettura originale, con la pubblicazione di Dragon Ball per Star Comics, perché non apprezzava il ribaltamento delle tavole.

 

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