ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Escursioni di primavera in Valdarno

Il tratto dell’Arno che scorre tra Laterina e la diga di Levane tra flora, fauna, storia e leggende

L’Arno e l’Oasi di Bandella.

L’Arno è il secondo fiume più lungo dell’Italia centrale, dalla sorgente sul versante sud occidentale del monte Falterona fino allo sbocco nel mar Ligure, il suo corso interessa il solo territorio toscano. Nonostante la sua lunghezza il fiume ha un regime sostanzialmente torrentizio con magre estive e piene tumultuose durante i più piovosi mesi autunnali. Nel tratto dell’Arno lungo circa 4,5 km compreso tra la diga di Levane e le suggestive rovine del ponte del Romito, la Riserva Naturale di Bandella e la Valle dell’ Inferno formano una vera e propria oasi naturale protetta.

La formazione del lago e dell’area palustre dell’ansa di Bandella hanno determinato l’arricchimento della vegetazione preesistente, attirando numerose specie faunistiche. Molti sono gli uccelli nidificanti e non appartenenti a specie protette che trovano qui riparo. La zona riveste interesse anche per gli uccelli acquatici nel corso delle migrazioni: nel silenzio di oltre 500 ettari di natura incontaminata si possano osservare aironi bianchi e cinerini, il cormorano, il martin pescatore, l’averla; mentre alti nel cielo si possono avvistare il nibbio, il gheppio, la poiana e il falco di palude. Nei dintorni sono percorribili molti sentieri tra i boschi e le campagne e durante la fioritura si trovano molte orchidee selvatiche.

La leggenda racconta che Dante Alighieri da queste parti abbia trovato il traghettatore di nome Caronte che faceva attraversare l’Arno ai viandanti e da questo nome e da questi luoghi abbia trovato ispirazione per scrivere la “Divina Commedia”.

La calma del fiume sembra contrastare con il nome di “Valle dell’Inferno” che caratterizza da sempre questo tratto dell’ Arno, ma in realtà il riferimento doveva essere più che calzante prima della costruzione della diga. La valle è infatti profondamente incisa, con versanti particolarmente ripidi tra i quali l’Arno scorreva in modo impetuoso e spesso pericoloso per chi era costretto a percorrerlo in barca e sui foderi, particolari zatteroni formati da tronchi collegati tra loro, che dalle foreste del Casentino venivano fatti fluitare sul fiume fino a Firenze e Pisa. Poi il rumore che l’acqua faceva scorrendo e sbattendo tra le rocce e le leggende nate nel tempo contribuirono a dare alla
zona una connotazione inquietante e misteriosa. Tra le tante storie anche quella legata al pan del diavolo particolarmente divulgata a Levane.

Insomma… nel silenzio di poche centinaia di ettari di natura incontaminata si incontrano habitat molto diversi tra loro che hanno favorito l’insediamento di una fauna altrettanto variegata e talora rara, formando un quadro di straordinario interesse paesaggistico e ambientale.

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