ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Tutti «connessi» con Andrea Villa

La storia di un ragazzo reso più forte dopo essere stato «bullizzato». E poi è rinato grazie all’arte nel web

Lo abbiamo conosciuto tramite #cuoriconnessi. Vittima di bullismo al liceo, oggi è un artista pieno di idee positive ed innovative. Quanti anni hai e da dove vieni? «Ho una ventina di anni e vivo e sono nato a Torino». Come ti sentivi quando venivi bullizzato? «Era dura, ma ho pensato a quello che avrei potuto fare dopo il diploma e ciò mi ha dato coraggio». Come possiamo far capire a un bullo cosa si prova? «La soluzione varia da situazione a situazione. Generalmente, bisognerebbe riuscire a metterlo nei tuoi panni». Hai mai fatto qualche azione da bullo senza rendertene conto? «Quando subivo qualche atto di bullismo tendevo a rispondere a volte in modo sgradevole. Ero diventato più cinico e a volte risultavo duro con gli altri. Era un circolo vizioso che non mi ha aiutato».

Come aiuteresti una vittima di bullismo a difendersi? «Parlarne con un adulto, con amici, con uno psicologo e vedere come agire per togliersi da quella situazione. Mai prendere iniziative da solo».

Che mestiere fai e perché? «Da quattro anni appendo a Torino manifesti mettendo alla berlina il mondo della politica, i suoi personaggi ed i fenomeni sociali a loro connessi. In ogni lavoro c’è un fotomontaggio, un remix di concetti e immagini che mischia il colto con il trash, in una sorta di street art 2.0. Il mio obiettivo è creare opere che coinvolgano anche un pubblico non avvezzo al mondo dell’arte, dando vita ad un linguaggio artistico «popolare», ed analizzare i meccanismi del mondo del web e come informazioni e contenuti vengano stravolti dai media.

La mia è un’arte in progress: vive sui social e non solo nell’oggetto artistico».

Perché indossi una maschera? «La maschera è uno specchio: cerco di rispecchiare la società, con i suoi pregi e difetti».

Com’è nato il nome ‘Andrea Villa’? «Dalla gaffe di un giornalista che mi ha confuso con un’altra persona. Da lì è nata la mia critica nei confronti dei mezzi di informazione». Cos’è per te l’arte? «Oggi il web e i social media hanno stravolto il modo di concepire il contemporaneo, così l’arte dovrebbe rivoluzionare i suoi linguaggi. Pensando all’evolversi dell’arte, dagli Impressionisti ai Pittori analitici del secolo scorso, mi chiedo: i contenuti dei social hanno superato l’arte? Visto che con un meme puoi trasmettere concetti in maniera veloce e sintetica, ha ancora senso parlare di pittura astratta o scultura concettuale per descrivere il reale? Penso al World Record Egg, il post con più like della storia dei social, un’opera concettuale che descrive efficacemente il rapporto tra potere di immagine e scelta del popolo. È un dibattito interessante ed ancora aperto».

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