ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Papini di Castelnuovo Berardenga  (SI) - 3B

Pari o dispari? Alla conquista della parità

La condizione delle donne nel mondo e l’Agenda 2030 per la parità di genere

Quando si parla di parità di genere tutti sembrano sapere di cosa si tratta, ma qual è davvero la condizione della donna nel mondo? Stando ai dati, oltre il 70% delle donne vive in uno stato di povertà, soprattutto in Africa, Asia, Medio oriente e Sud America. Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, oltre l’87% delle donne non ha accesso all’istruzione, ecco perché sono meno alfabetizzate degli uomini. Il problema dell’accesso all’istruzione è molto importante perché è collegato a quello dell’uguaglianza di diritti tra uomini e donne. Nascere “donna” in alcune parti del mondo vuol dire avere minore opportunità di accedere all’istruzione, di ottenere cure adeguate e di svolgere un lavoro dignitoso. Secondo la fondazione Trast Law il paese al mondo con la peggiore condizione della vita femminile è l’Afghanistan, nel quale molte don-ne sono vittime di discriminazioni, maltrattamenti e violenze sessuali. Infatti l’Afghanistan è l’unico paese al mondo dove non è ancora consentito alle donne l’accesso alle scuole superiori. Ma non solo. Le donne non possono neanche ricoprire determinati incarichi e svolgere lavori fuori casa. Il simbolo mondiale della lotta per il diritto all’istruzione è rappresentato da Malala Yousafzai, la studentessa pakistana che a soli 11 anni subì un attentato a causa della sua battaglia contro l’oppressione dei talebani, i quali impedivano a bambine e ragazze di frequentare la scuola. Nel 2014 Malala ha vinto il Premio Nobel per la pace. È stata la più giovane vincitrice di questo premio così importante. Nei paesi con migliori condizioni di vita, invece, sebbene la donna goda di maggior libertà economica, politica e sessuale e anche di un livello di istruzione più elevato, continuano a esistere problemi di disparità di genere. In Italia, ad esempio, malgrado l’articolo 3 della Costituzione sancisca la parità dei sessi, la disparità di genere è ancora presente. Il nostro paese infatti si colloca al settantunesimo posto nella classifica mondiale sulla parità tra uomini e donne. Dunque, mentre il mondo va avanti e fa progressi tecnologici, donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze. Data l’importanza della questione, infatti, l’Onu ha inserito nell’Agenda 2030 l’obiettivo per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le ragazze e le donne. Tra i traguardi ci sono proprio quelli di porre fine alla discriminazione femminile, di garantire alle donne l’accesso all’istruzione e la piena partecipazione a ogni livello decisionale. A questo punto ci chiediamo: quanto tempo bisognerà ancora aspettare per un mondo senza discriminazioni di genere?

«Donna, vita, libertà»(jin,jiyan, azadi) è lo slogan che guida la protesta che sta attraversando la società iraniana. Tutto è iniziato a partire dal femminicidio di Mahsa Amini, la 22enne che è stata arrestata dalle guardie religiose a Teheran il 13 settembre perché non indossava correttamente il suo velo. Dopo essere stata tenuta alcuni giorni in carcere, i testimoni riportano che la ragazza ha subito numerose violenze che l’hanno portata alla morte il 16 settembre. Alla base di questo femminicidio c’è un regime violento basato sulla discriminazione di genere, che ricorre spesso alle torture aggressive sulle donne, persino sulle minorenni. Questo slogan è diventato un simbolo della lotta delle donne di tutto il mondo che hanno deciso di brucare i propri hijab e tagliare una ciocca di capelli come segno di solidarietà. In Italia tante città hanno aderito a questo movimento organizzando eventi e manifestazioni. In To-scana, ad esempio, è nato il progetto web «La Toscana delle donne», che si occupa proprio dei diritti e dei talenti di tutti le donne e offre molte informazioni utili su iniziative ed eventi organizzati per parlare di libertà e diritti.

Chi è Olympe de Gouges? Olympe è stata la prima attivista francese della storia. È stata definita la donna «senza peli sulla lingua» perché ebbe l’ardire di combattere per i diritti delle donne usando la forza delle parole. Olympe sapeva a malapena leggere e scrivere, ma nel 1791 decise di scrivere e pubblicare la «Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina» sul modello del testo giuridico la «Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino». Oltre a lottare per i diritti delle donne, Olympe lottò anche per abolire la pena di morte e la schiavitù e per legalizzare il divorzio. Una sua frase famosissima fu la domanda che rivolse agli uomini: «Uomo, sei capace di essere giusto? Dimmi: chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso?». Olympe fu, quindi, una donna piena di coraggio e libertà e per questi motivi il 3 novembre 1793 fu messa a morte sul patibolo da parte di de Robespierre. Dunque, grazie al suo immenso coraggio questa donna può essere considerata il simbolo della lotta di tutte le donne per i propri diritti. Il primo passo lei lo ha compiuto molti anni fa, ora tocca a noi!

Classe 3B: Giorgia Barca, Giacomo Brogi, Xhejzon Engjelli, Matteo Ferrini, Syria Guerrera, Guido Marchetti, Gloria Masi, Aurora Migliorini, Giulio Nanni, Lorenzo Parricchi, Jessica Pianigiani, Andrea Pini, Elia Mauro Piscitello, Tessa Tollapi.

Dirigente scolastico: Maria Antonia Manetta.

Docente tutor: Cristina Placido.

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