ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Piaget di La Spezia (SP) - Redazione

La scuola incontra la memoria

La visita al binario 21 è stata un viaggio nel dolore, nell’emozione e nel ricordo necessario

Il memoriale della Shoah sorge nelle zona sotto i binari della stazione centrale di Milano, che venne inizialmente progettata per i vagoni delle merci. Da lì partivano, caricati su carri bestiame, i prigionieri in partenza per Auschwitz ed altri campi di sterminio sparsi per tutta Europa. Noi ci siamo stati con i nostri insegnanti per una visita guidata in una bella giornata di gennaio, il 24 gennaio precisamente, pochi giorni prima della giornata della Memoria. Ne avevamo parlato molto in classe, ma vedere con i nostri occhi è stato diverso.

Appena si entra c’è la scritta «Indifferenza» incisa su una lastra di pietra, a simboleggiare tutte le persone che potevano fare qualcosa e hanno deciso di non farlo. Tutte le persone che ne avevano la possibilità e che hanno voltato le spalle a tanti che avrebbero forse potuto salvare. Durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1943 e 1945, nel luogo dove è situato il memoriale della Shoah, venivano portate nel buio, accompagnate dalle SS e dalle loro botte, persone ritenute inferiori, che di lì a poco sarebbero partite sui treni della morte, con la sola certezza di trovare sofferenza. Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, l’occupazione nazista della penisola e l’instaurazione della repubblica di Salò con a capo Mussolini, infatti, la follia della Shoah in Italia crebbe ulteriormente, e fu così che da Milano cominciarono a partire questi atroci treni. I primi due con-vogli lasciarono Milano con a bordo soli ebrei: ne partirono 774 e ne tornarono solo 27. I vagoni venivano caricati nel sottosuolo e poi portati su una pedana, che sollevava il vagone per poi collegarlo al convoglio. Accanto a questi binari c’è un tabellone con 774 nomi, tra i quali, scritto in arancione perché lei fece ritorno, quello di Liliana Segre.

Quello al Memoriale è stato un viaggio per imparare. Imparare che l’essere umano può essere incredibilmente crudele, una lezione dura, una lezione importante. Le persone sopravvissute ai campi di sterminio, che abbiamo ascoltato nelle «Stanze della Memoria» grazie alle registrazioni, sono la voce di milioni di persone, che non hanno potuto parlare per raccontarci le barbarie della Shoah. Un viaggio per imparare, anche, a ricordare. Il ricordo può essere difficile. Ci si sente in colpa, anche se non si è colpevoli. Si avverte prepotente il bisogno di chiedere ai sopravvissuti di raccontare molto di più di ciò che si può imparare da un documentario. E alla fine si torna a casa un po’ diversi.

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