ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

A Buti tra benessere e tradizioni

Il culto del cibo e la valorizzazione del territorio nella valle dove anche le ricchezze a tavola sono antiche

Il paese di Buti è conosciuto per prodotti gastronomici che lo caratterizzano: in primis la trippa e l’olio. La ricetta locale della trippa – una frattaglia usata in gastronomia e ricavata da diverse parti dei prestomaci del bovino – si differenzia dalle altre perché é arricchita di carne macinata e talvolta di pancetta.

Il piatto è molto amato dai butesi perché è legato alla tradizionale ricorrenza del Palio, corsa di cavalli che rappresentano le sette contrade in cui è suddiviso il paese: La Croce, Ascensione, san Rocco, Pievania, san Niccolao, san Michele, san Francesco. Queste si sfidano in una gara il cui scenario è la strada principale di accesso all’abitato.

A fine gennaio nelle case, nei ristoranti e nelle contrade, nei giorni che precedono il palio è consuetudine mangiare la trippa a tutti e tre i pasti della giornata. Momento davvero singola-re è quello della «colazione dei cavallai» quando, secondo tradizione, dopo la messa delle 8 con il vescovo che benedice la festa si gustano trippa, formaggio e noci accompagnati dal vino.

Buti, situato ai piedi del monte Serra, ha un territorio denso di ulivi che ancora oggi producono un olio di grande pregio. Le olive vengono raccolte dai butesi, poi lavorate nei frantoi, per poi essere trasformate in olio di grande qualità che viene commercializzato. Tutto questo avviene nel territorio butese, quindi è a chilometri zero. Insieme all’olio si cerca di continuare una cultura che conserva e tramanda le tradizioni. Il grande amore per la terra si manifesta nella cura di piccoli orti, così come nella scelta di giovani nuclei familiari che, per sostenere uno stile di vita sano e «verde», partono da altre zone d’Italia e d’Europa e vengono ad abitare nella valle: restaurano vecchi frantoi o casali e recuperano gli uliveti abbandonati.

Oltre alla vita a contatto con la natura, si trovano di fronte una comunità che conserva la cultura del Maggio, il «recitar cantando» che da secoli contraddistingue la gente di Buti. Smessi i panni del pastore, il poeta Pietro Frediani nel ‘700 riscriveva in quartine storie dalla Bibbia o dalla letteratura classica e, insieme ad altri paesani, mettevano in scena drammi cantati che presentavano alla comunità. Ancora oggi a Buti troviamo il Maggio e l’amore per la terra e il cibo sano che viene valorizzato in particolari momenti dell’anno nella formula delle sagre. La più conosciuta è quella della Castagna, organizzata a ottobre. Le sagre si svolgono nelle sedi delle contrade o in luoghi all’aperto come nel parco Danielli di Buti o nel campo sportivo di Cascine. Una vita in ascolto con il territorio può regalare maggiore benessere e Buti può essere un esempio.

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