ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Barbaricina e la sua lunga storia

Un quartiere chiamato «il paese dei cavalli»: i toponimi raccontano il borgo e la sua cultura ippica

PISA A ridosso del parco di San Rossore sorge Barbaricina, oggi periferia ovest di Pisa, un tempo umile villaggio sull’argine dell’Arno. Divenuto nel corso della storia «Il paese dei cavalli», questo borgo è il simbolo dell’attività ippica pisana: cultura alla quale molte famiglie locali sono orgogliosamente legate.

Le vie del nostro quartiere raccontano la sua storia: via del Capannone, via Tesio, via Rook.

Originariamente San Concordio in contrada era un borgo di pescatori. Quando nel XII secolo la vicina repubblica marinara avviò la costruzione di Piazza dei miracoli fece ricorso alla manodopera dei sottomessi abitanti di Barbagia (regione centrale della Sardegna), collocandoli fuori dalla città, in un capannone, posto lì dove oggi sorge l’omonima via. Nei secoli i Sardi impregnarono la cultura locale tanto da modificarne il nome in Barbaricina. Risale invece agli anni medicei la cultura dei cavalli, con l’allevamento di una razza autoctona, poi cresciuta con Leopoldo II di Lorena che aggiunse nuove razze in gran numero di esemplari. Negli stessi anni appassionati nobili europei alla ricerca di terreni adatti per allevare i loro cavalli giungeranno da queste parti, trovando in San Rossore terreno idoneo, clima mite, ottima biada. In posizione strategica lungo la strada che dalla città porta al parco, Barbaricina diventa punto di incontro per tutte le attività legate al mondo dei cavalli: dal maniscalco al sellaio, fino alla produzione di foraggi. È tra il XIX e la metà del XX secolo che il borgo diviene protagonista di avvenimenti sportivi così importanti da cambiarne la fisionomia. A metà dell’‘800 Thomas Rook, all’apice di una gloriosa carriera come fantino e allenatore, sceglie Barbaricina per impiantare la sua scuderia. La fama dell’inglese attrae giornalisti da tutta Italia e Barbaricina balza sulle prime pagine di ogni giornale dell’epoca. Federico Tesio, che nel ‘900 ha scritto la storia dell’ippica mondiale come trainer, allenando Ribot, il cavallo del secolo, imbattuto per 16 gare consecutive insieme al fantino locale Camici, e come allevatore, ’creando’ capirazza del turf mondiale il cui sangue scorre ancora oggi nei vincitori internazionali, scelse Barbaricina per allenare i suoi cavalli. La lista di nomi che hanno dato lustro al borgo sarebbe lunga e molti meriterebbero d’essere ricordati nelle sue vie. Se l’elemento naturale e l’aspetto logistico hanno motivato la crescita di Barbaricina in quel secolo e mezzo, c’è stato però anche l’elemento umano: competenze sviluppate nel tempo e trasmesse con passione di padre in figlio.

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