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«Dove hai preso il tuo Coltan?»

Progetto e petizione empolese da presentare all’Ue per migliorare la situazione nella repubblica del Congo

Si chiama Coltan il «nuovo oro» degli anni Duemila, un minerale prezioso, necessario per la produzione di cellulari e altri apparecchi elettronici. Con la diffusione capillare delle nuove tecnologie, questa miscela di columbite e tantalite non solo ha assunto una posizione di rilievo nel mercato internazionale, ma è diventata oggetto di contesa tra gruppi armati, che ne controllano i processi di estrazione e sfruttano le popolazioni locali con il lavoro coatto.

Uomini, donne e bambini sono costretti a lavorare nelle miniere per paghe bassissime e orari estenuanti. I proventi vengono impiegati per acquistare armi utili per il controllo del territorio. L’80% di questo «minerale di conflitto» su scala mondiale proviene dalla Repubblica democratica del Congo: una risorsa che non è mai stata considerata un’opportunità di sviluppo.

Con la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, nel febbraio dello scorso anno, la stampa internazionale è tornata a parlare di un argomento così scottante.

Proprio in quel momento è nato il progetto «Dove hai preso il tuo Coltan?» per iniziativa dei giovani dell’associazione «Safari Njema», condiviso successivamente con un’altra associazione empolese «Mediterraneo siamo noi», con la finalità di ostacolare la spirale di violenza e di violazione dei diritti umani che interessa l’estrazione del Coltan.

Tre ragazzi di «Safari Njema», insieme ad una socia di «Mediterraneo», hanno spiegato in classe nostra il progetto. Il «cuore» della proposta è rappresentato da una petizione, indirizzata all’Unione Europea in relazione al Regolamento 821/2017 sui minerali di conflitto, soggetto a futura revisione nel 2023. Con questa petizione si chiede che nel regolamento siano inserite indicazioni precise sulle sanzioni pecuniarie da applicare a quelle imprese che importano il Coltan e altri minerali violando il regolamento. Sarà necessario richiedere alle aziende una certificazione di eticità sull’estrazione per distinguere quelle che hanno rispettato i vincoli di approvvigionamento e le altre che hanno importato il materiale senza farsi scrupoli sulla provenienza.

Soltanto così si potranno superare le disparità esistenti tra le industrie dei vari Paesi europei.

La petizione verrà consegnata ai rappresentanti del Parlamento Europeo, dopo aver raccolto firme con una «marcia» che va da Empoli a Bruxelles. Nel percorso sono presenti delle tappe dove verranno realizzati degli eventi di sensibilizzazione sul tema. Per costruire una società basata sul rispetto dei diritti umani, equa e inclusiva, servono progetti che partono dall’associazionismo locale e arrivano alle istituzioni sovranazionali. Per partecipare attivamente e sottoscrivere la petizione il sito è wheredidyougettourcoltan.eu.

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