ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Bartali, quel naso triste come una salita

La storia del grande ciclista è racchiusa nel museo a lui dedicato a Ponte a Ema, suo paese natale

Sulla scia di Gino Bartali, abbiamo intervistato Maurizio Bresci, presidente del museo del ciclismo intitolato a un mito senza tempo.

Quando e chi ha creato il museo? «Nel 1987 a mio padre Andrea Bresci venne l’idea di realizzare un museo dedicato a Bartali. Dato il suo carattere, Gino Bartali inizialmente cercò di sminuire il progetto, ma in seguito iniziò ad apprezzare l’idea, anzi rilanciò chiedendo che venisse realizzata una struttura utile nel dare visibilità anche a quei ciclisti meno famosi di lui. Nel 1996 su richiesta del Comune di Firenze venne fondata l’Associazione Amici del Museo del Ciclismo Gino Bartali, punto di riferimento per la realizzazione della struttura. Gino dette precise indicazioni: lasciare fuori la politica dal museo e realizzarla vicino alla sua casa natale come segno di riconoscenza nei confronti di un paese che lo aveva sempre amato e sostenuto moralmente e fisicamente. Nel marzo del 2000, ci fu l’inaugurazione della prima sede operativa, ex sede della gloriosa S.S. Aquila. Soltanto dopo 6 anni dalla scomparsa di Gino, avvenuta il 5 Maggio del 2000, si riuscì ad arrivare all’inaugurazione ufficiale del contenitore museale: era il primo aprile 2006».

Quali sono gli oggetti con più valore personale? «Il primo è la bicicletta appartenuta al fratello Giulio Bartali, scomparso nel 1936 durante una gara ciclistica in provincia di Firenze. Gino l’ha conservata per oltre 60 anni, fino a donarla alla nostra associazione. Il secondo è il trofeo del Tour de France 1948, con doppio valore. Da un lato quello sportivo: Gino infatti è l’unico al mondo ad aver vinto il Tour de France a distanza di 10 anni, record difficilmente battibile. Dall’altro quello storico: si racconta che la vittoria al Tour abbia salvato l’Italia dalla guerra civile (attentato a Palmiro Togliatti). Venne anche contattato dal presidente De Gasperi che preoccupato per il clima creatosi nel paese lo chiamò per chiedergli di vincere il Tour».

Ci sono solo oggetti di Gino Bartali? «Nel museo ci sono numerosi oggetti di Bartali, ma anche maglie, moto, biciclette, trofei, video e altro materiale di tantissimi corridori, oltre ad una vasta biblioteca».

È cambiato il museo dopo la pandemia? «Abbiamo subito un drastico calo di visite e l’impossibilità di organizzare eventi ha limitato la nostra attività. Stiamo lentamente ripartendo: nel 2022 abbiamo già messo on-line sul nostro sito il Tour 3D del museo e contiamo entro luglio di attivare anche le visite guidate su smartphone».

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