ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

A tu per tu con Viviano Vannucci

L’intervista della nostra classe all’autore del romanzo per ragazzi ’Tanto non boccia nessuno!’

Tutto è cominciato qualche tempo fa durante la presentazione del libro della settimana nella nostra classe, quando il nostro prof ci ha parlato di Tanto non boccia nessuno! dello scrittore pratese Viviano Vannucci (edito da Einaudi) e ha pubblicato il video della lezione nel suo canale YouTube (boschip). Poi l’autore gli ha scritto in una mail che aveva visto il video e gli era piaciuto, così abbiamo letto il libro e fissato un incontro con lui. Il romanzo racconta la storia di Diego, un ragazzo che smette di studiare perché ha sentito delle mamme dire che tanto non boccia mai nessuno. Lo scorso 1° aprile abbiamo incontrato e intervistato Vannucci a scuola.

Quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
«Circa sette anni fa. In una classe c’erano uno studente molto bravo, un secchione, e uno che invece non faceva nulla e disturbava in continuazione. Accade spesso, ma quella volta mi colpì perché entrambi furono promossi. Fu allora che mi venne l’idea di scrivere una storia in cui uno studente decide di smettere di studiare».

Qual è il suo personaggio preferito del libro?
«Oltre a Diego, mi piace la figura del nonno. Non volevo che fosse un nonno premuroso o protettivo ma un uomo segnato dal dolore per la perdita della moglie e pieno di contraddizioni».

Per i compagni di scuola si è ispirato alla sua infanzia o sono frutto della sua fantasia?
«Anche se non sono del tutto frutto della fantasia non mi sono ispirato ai miei compagni di scuola».

Come mai ha scelto questo titolo?
«È una frase che ho sentito ripetere spesso da alcuni ragazzi. L’ho scelta come titolo del romanzo perché il protagonista la ripete spesso per giustificare il suo pessimo comportamento, perché è una frase che incuriosisce e nello stesso tempo è una sorta di provocazione. Un titolo in fondo è questo che dovrebbe fare: incuriosire chi si trova davanti la copertina in una libreria».

Secondo lei una bocciatura può essere salutare per un alunno?
«Credo di sì. Ho visto dei ragazzi cambiare. A 12 o 13 anni se vieni bocciato non hai perso un anno. O almeno non è solo questo. Preferisco pensare che ti è stata data un’occasione per riflettere, per crescere, per migliorare. Purtroppo ci si mettono in mezzo i genitori che troppo spesso vivono la bocciatura del figlio come un dramma e una sconfitta».

Perché ha scelto quel finale?
«Il finale è una parte molto importante di ogni romanzo. Di sicuro quella che definisce e risolve una trama. Volevo un finale che facesse riflettere».

Sta lavorando a un nuovo libro?
«Sì, ma ho bisogno di tempi lunghi e non so quando riuscirò a terminare la stesura. Ho capito che non sono uno scrittore da due o tre romanzi l’anno. Anzi non sono del tutto sicuro di potermi definire come scrittore».

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