ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Primaria Don Dario Pasquini di Perugia (PG)

Quando le mani riescono a vedere

Alfabeto Braille: un’idea rivoluzionaria fatta di puntini per conoscere, scoprire e superare barriere

Vi è mai capitato di trovare dei puntini in rilievo sulle scatole delle medicine? Questo articolo potrebbe essere la risposta a questa domanda. La condizione delle persone cieche e ipovedenti è sempre esistita, ma c’è stato un ragazzo molto intelligente che ha trovato il modo di migliorare la loro quotidianità.

L’alfabeto Braille, infatti, è un modo per far leggere e scrivere i non vedenti con dei puntini in rilievo, che potrebbero sembrare messi a caso, ma che hanno invece una funzione molto importante. Questi puntini possono essere da 1 a 6 disposti in un ideale rettangolo verticale: chi è cieco tocca con i polpastrelli delle dita questi puntini, il sistema Braille è determinato dalle combinazioni di posizioni di tali puntini. Ad inventare questo alfabeto è stato un ragazzo, Luis Braille, nato nel 1809 a Coupvray, vicino a Parigi, anche lui era cieco. Suo padre fabbricava selle per cavalli nella sua bottega. Un giorno andò nell’officina del padre e per un incidente perse la vista ad entrambi gli occhi: un punteruolo gli perforò l’occhio sinistro mentre provava ad imitare il padre e più tardi l’infezione colpì anche l’occhio destro. All’epoca non c’era alcuna possibilità per lui di imparare a leggere e a scrivere, ma i genitori vollero mandarlo al nuovo Istituto per Ciechi di Parigi. La scuola era molto severa: le lezioni consistevano in esercizi per sviluppare la manualità per diventare apprendisti di bottega per la costruzione di mobili. Per leggere, il direttore Valentin Haüy aveva inventato un metodo particolare: applicare un filo di rame su un foglio e ottenere dei rilievi delle lettere del testo, che poi i bambini avrebbero potuto riconoscere col tatto. Questo metodo però non permetteva alle persone di poter scrivere. Nel 1821 il militare Charles Barbier fece una visita all’Istituto. Egli aveva ideato un sistema di lettura che avrebbe consentito ai soldati di leggere e comunicare al buio: la formula adottata da Barbier consisteva nell’utilizzare dodici puntini per riprodurre i suoni delle parole e non l’alfabeto, ma il sistema fu giudicato troppo complesso per gli studenti e fu abbandonato. Ma per l’adolescente Luis Braille non era un’idea da buttare, andava solo semplificata usando solo sei punti su un foglio diviso a righe con un punteruolo che solleva piccoli coni di carta rigida nel punto perforato. Così nacque l’alfabeto Braille che ebbe subito successo, anche se alcuni decisero di non adottarlo, anzi, lo bandirono dicendo che non poteva essere utilizzato. Ma fu proprio questo divieto a renderlo popolare: il codice divenne un punto di riferimento per le persone non vedenti! Oggi lo troviamo negli ascensori, sulle scatole delle medicine e nei musei e contribuisce ad agevolare la vita di milioni di persone.

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