ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Un prete contro i pregiudizi

Gli alunni del ’John Lennon’ intervistano il parroco di Sinalunga Don Riccardo Personé

Da poche settimane Don Riccardo Personé è il nuovo parroco di San Martino in Sinalunga. Nella sua storia ha all’attivo varie esperienze umanitarie in Kosovo e negli ospedali, come cappellano. Qualche giorno fa ha accettato di confrontarsi con gli alunni della classe 2B della scuola media per rispondere alle loro domande sul tema dei pregiudizi e degli stereotipi. Don Riccardo ha esordito citando la nostra Costituzione, che all’articolo tre dice che tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di opinioni o condizioni personali e sociali. Ha spiegato che i pregiudizi sono dei giudizi superficiali, fatti senza conoscere chi o cosa si ha davanti: solitamente sono “negativi”, in quanto portano ad escludere qualcuno per come si presenta, ma possono essere anche “positivi”, quando non si vuole ammettere che una persona a cui si vuole bene possa essere responsabile di qualche gesto sbagliato. Per questo consiglia di non giudicare mai in modo né positivo né negativo un individuo prima di conoscerlo approfonditamente.

Dunque i pregiudizi sono falsi, poiché sono pensieri di persone che non sanno nulla dell’altro, ma alcuni si fanno condizionare e questo è sbagliato, perché tutti devono essere loro stessi e accettarsi per quello che sono, indipendentemente da ciò che pensano le persone di loro. Don Riccardo ha vissuto da vicino l’esperienza di tanti migranti, per cui dice che, invece di giudicare queste persone dal passato doloroso, dovremmo metterci nei loro panni ed avere sentimenti di vicinanza. Purtroppo c’è gente che non prova alcuna compassione per loro e non intende offrire neanche un piccolo aiuto per il prossimo, quando anche un gesto minimo potrebbe fare la differenza. Ha raccontato un episodio di cui si è vergognato molto a causa dei pregiudizi: alcuni migranti, tra cui numerosi bambini con le loro famiglie, erano sbarcati su una spiaggia del territorio della sua parrocchia, dopo alcuni giorni di naufragio in mare.

Poiché avevano finito le scorte alimentari e l’acqua, per non morire di sete erano stati costretti a bere prima l’acqua del mare, che aveva spaccato loro tutte le labbra, poi il carburante dell’imbarcazione sulla quale si trovavano. Una volta a terra, hanno tutti cominciato a vomitare per l’intossicazione e per fortuna sono stati soccorsi da alcuni passanti, che hanno chiamato i soccorsi per effettuare la lavanda gastrica prima che gli organi interni fossero lesionati. Ecco che alcuni parrocchiani, sui social network, hanno inveito contro i soccorritori augurando la morte ai poveri sventurati ed aggiungendo altri commenti sgradevoli. Il confronto si è concluso con l’invito di don Riccardo a guardarsi attentamente intorno, perché se è vero che c’è tanto dolore, disordine e bullismo, ci sono in misura maggiore bellezza, amore e prossimità.

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