ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Violenza, «Sos» spose bambine

Adolescenti costrette alle nozze decise dalle famiglie: un problema gravissimo. E l’Italia non è immune

La violenza di genere assume diverse forme: domestica, psicologica, fisica, sessuale, femminicidi. Alcune organizzazioni dei diritti umani come l’Unicef e Amnesty International hanno denunciato il fenomeno delle «spose bambine», vale a dire ragazzine minorenni costrette a matrimoni forzati con persone adulte, bambine vendute dai propri genitori. Questa pratica oggi colpisce particolarmente alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia dove più del 40% delle ragazze minorenni sono costrette al matrimonio, ma anche in Europa e in Italia stiamo assistendo all’espansione di questo fenomeno, soprattutto a seguito dell’emigrazione. Le conseguenze di ciò sono gravi; ad esempio: sopravvivere a gravidanze precoci, non poter andare a scuola, non avere il diritto di scelta sul proprio corpo, non poter scegliere chi amare. Le leggi in vigore in buona parte del mondo riconoscono alle donne e alle bambine diritti inalienabili, in pratica queste vengono eluse e alle donne fin dalla giovane età sono preclusi diritti fondamentali con rischi gravissimi per la loro salute.

Anche in Italia sono state identificati 24 matrimoni forzati nel triennio che va dal 2019 al 2021 di cui il 9% delle vittime sono matrimoni minorili, il 59% delle vittime era straniero, ma il 41% italiano. Si tratta senza dubbio di una tradizione nefasta, una piaga da estirpare.

Inoltre questi dati non sono esaustivi nel descrivere la realtà, perché uno studio su questo argomento non è stato ancora fatto e i dati che abbiamo sono solo la punta dell’iceberg. Anche in Europa ci sono stati molti casi, ad esempio in Bulgaria 9% di matrimoni, in Portogallo 5%, in Grecia 4%, in Romania il 3%.

A questo punto, noi ragazzi, ci siamo domandati cosa possiamo fare per non restare coinvolti con il silenzio e l’indifferenza? Intanto dobbiamo parlarne e far parlare gli adulti, denunciando così una situazione che coinvolge delle nostre coetanee che hanno diritto a vivere come noi, ad essere rispettate e amate sì, ma dai loro genitori e protette dalle loro famiglie. Possiamo intervenire direttamente dando il nostro sostegno materiale e psicologico a chi si trova in questa situazione, anche attraverso le associazioni no-profit; inoltre non deve venir meno, in nessuna circostanza, il nostro rispetto verso le ragazze e in generale verso le persone più fragili e più deboli, riconoscendo il loro diritto all’autodeterminazione. Per lottare contro questo fenomeno occorre la convergenza di vari elementi: ci deve essere l’intervento delle Forze dell’ordine che devono far rispettare le leggi, ma anche l’attività del volontariato, della società civile, delle organizzazioni umanitarie e tutte le agenzie educative, in primis la scuola.

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