La scuola: italiana o americana?
Le differenze dell’organizzazione scolastica nei due Paesi. Pro e contro. Ecco tutto quello che sappiamo

Vi siete mai chiesti se la scuola americana è veramente come nelle serie tv? Diciamocelo, gli armadietti colorati, la squadra di basket, il ballo di fine anno e le cheerleaders sono stati e continuano ad essere il sogno di migliaia di adolescenti. Ma com’è nella realtà? La scuola italiana è spesso oggetto di numerose critiche, si pensa che sia uno dei sistemi peggiori del mondo, ma non è così. É veramente difficile che uno studente vada volentieri a scuola quindi si tende a ingigantire il problema. Ciò non vuol dire che la scuola italiana sia perfetta, ha tanti aspetti negativi che corrispondono ad altrettanti aspetti positivi, come per le scuole americane.
Nella scuola italiana ragazzi e ragazze dedicano più tempo allo studio e a volte può portare a problemi di salute fisica e psicologica; in quella americana invece, molte volte lo sport è esageratamente al centro della vita scolastica, così come tutto ciò che riguarda la storia americana, tralasciando spesso una visione maggiormente internazionale. In Italia gli insegnanti non ricevono sempre una formazione adeguata, i loro stipendi sono tra i più bassi d’Europa e variano solo in base all’anzianità e non alle competenze. Negli Usa, i docenti possono aumentare il loro stipendio in base alle certificazioni ottenute, ma non sempre sono tutelati durante le assenze per malattie o gravidanza.
Gli studenti americani sono spronati ad una maggiore responsabilità, per esempio durante gli spostamenti da un’aula all’altra, o durante la gestione dei corsi pomeridiani, dove ognuno è libero di partecipare.
Questi aspetti aiutano la socializzazione tra studenti e insegnanti. I prof, infatti, sono anche i tutoring e i counselor che aiutano gli studenti sulla decisione dei corsi da seguire. In Italia il rapporto con gli insegnanti è più distaccato, l’elevato numero di verifiche e interrogazioni pone spesso «un muro» tra le parti e causa, come registrato dall’Ocse, un aumento di casi di ansia e di stress.
La scuola italiana presenta anche molti aspetti positivi, come una maggiore equità d’accesso.
In più la scuola italiana fornisce una buona preparazione di cultura generale, con un programma ben strutturato e bilanciato dove si punta ai collegamenti tra tutte le materie, in modo da aprire le menti. Le scuole americane forniscono libri gratuiti, c’è flessibilità nella scelta dei corsi, ma spesso gli argomenti non vengono approfonditi a sufficienza. La scuola italiana, invece, fornisce una preparazione a livello di contenuti, tra le migliori in Europa. Insomma, ogni modello scolastico ha i suoi pro e i suoi contro, che forse dovremmo imparare a conoscere e confrontare.
Il prossimo anno nella nostra scuola verrà istituita la Dada, acronimo di Didattiche per ambienti di apprendimento. Un modello di organizzazione scolastica di origine anglosassone che consente agli alunni lo spostamento nelle aule per seguire le lezioni. I docenti invece, potranno avere le «loro» aule con gli arredi, i libri, gli strumenti e i colori che riterranno più indicati. Abbiamo deciso di chiedere al preside Sandro Sodini, agli alunni, e ai professori il loro punto di vista su questa nuova esperienza.
Il preside ci ha riferito di «aver voluto fortemente la Dada e di nutrire su di essa aspettative più che positive». A suo parere «la Dada può avvicinare gli alunni alla scuola, dato che dietro a questa organizzazione c’è un sistema educativo e didattico estremamente e innovativo e stimolante». Per i professori la Dada favorisce «un legame più costruttivo tra docenti e alunni» e «una maggiore responsabilizzazione di questi ultimi nel gestire i tempi e gli spazi». Tra gli alunni l’entusiasmo è alle stelle: «Potersi spostare ad ogni cambio d’ora, avere delle aule piene di strumenti diversi, ambienti accoglienti e colorati». Insomma, la Dada è accolta in modo più che positivo dai docenti e dagli studenti, contenti perché avranno finalmente il loro tanto sognato armadietto!. L’ansia e il nervosismo sono la conseguenza di troppo studio, con vacanze «farcite» di compiti e poco tempo per le attività extra. E’ questo il quadro, forse eccessivamente drastico che, per una parte di alunni, viene fuori pensando alla scuola italiana. I ragazzini rifiutano la scuola per evitare situazioni che provocano in loro emozioni negative, al-tri per fuggire da valutative troppo pressanti.
Il 23% degli studenti ha problemi di memoria, il 15% di concentrazione, il 10 di comprensione e il 6 % di organizzazione. Il sistema scolastico italiano sembra essere uno dei più stressanti al mondo, ragazzi e ragazze arrivando in alcuni casi a sviluppare situazioni di depressione. Secondo una ricerca, una buona parte degli intervistati ha sperimentato un disagio psicologico più o meno preoccupante, sfociato in alcuni casi in percorsi psicologici importanti. Sicuramente nella scuola italiana ci sono molti elementi da correggere e rivedere, ma dopo ampie discussioni siamo anche consapevoli che anche la scuola è figlia dei nostri tempi e anch’essa vittima di un sistema che vuole tutti perfetti e performanti. Ma qui comincerebbe un’altra storia ed è bene che il dibattito continui.
Pagina realizzata dalla 3^ B della scuola Secondaria di primo grado di Castelfranco: Margherita Bachini, Vittorio Bertoncini, Jihane Bousseksou, Leonardo Bruni, Massimiliano Capecchi, Matilde Cavallini, Omayma Chenoun, Mya Chiti, Mouhamed Diagne, Aiya Driouach, Nicolò Giannola, Francesco Gentile, Alice Guarino, Giulio Kerri, Karina Kissa, Fitnete Koci, Aya Labiyad, Jason Lei, Jacopo Madera, Simone Marolda, Mamadou Ndyaie El Adji, Hajrije Neziri, Asia Petri, Noemi Rammairone, Nicole Santucci.
Docente tutor Sara Serafini. Dirigente scolastico Sandro Sodini.