ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Galileo Galilei di Grosseto (GR) - 3B - 3F - 3C

La Storia, le fonti e la memoria

Dalle testimonianze dell’Anpi fino alle Pietre d’Inciampo. Ecco cosa abbiamo scoperto nella nostra città

Quando parliamo di fonti storiche intendiamo tutto ciò che permette agli studiosi di conoscere il passato, di ricostruire eventi accaduti in anni anche molto lontani. Una fonte storica è dunque ogni traccia lasciata dall’uomo o dalla natura che può essere analizzata ed interpretata dallo storico. Le fonti storiche si possono distinguere in: fonti scritte (giornali, documenti), fonti orali e fonti visive (immagini). Il nostro istituto comprensivo ha organizzato per alcune classi (3B, 3C e 3F) interessanti incontri con l’Anpi (l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia), nata nel 1944 a Roma con lo scopo di portare avanti la memoria degli eventi relativi al fascismo. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare la testimonianza di un partecipante alla Resistenza italiana contro l’occupazione nazifascista dell’Italia, Benedetto Bruni, che all’epoca aveva 9 anni. Siamo venuti a conoscenza di un’altra documentazione fornita da un alunno della 3F, riguardante il bisnonno Marino Machetti. Quest’ultimo divenuto un ciclista, iniziò a gareggiare in una squadra locale di Paganico. Sin da piccolo con il padre Angelo aveva aiutato i partigiani fornendogli beni primari, anche rischiando la propria vita. Ci è stato anche riferito che, per un appassionato di ciclismo come Marino, nel periodo dopoguerra fare sport era un lusso, e che quindi custodiva gelosamente la propria bici, acquistata con i suoi risparmi. Durante la nostra uscita nel centro storico in compagnia dell’Anpi e della 3C, abbiamo osservato vari reperti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Tra tutte le fonti visive e scritte che abbiamo avuto il piacere di osservare, ce n’è stata una in particolare che ci ha colpito. Stiamo parlando delle pietre d’inciampo poste di fronte al municipio.

Le pietre d’inciampo sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di concentramento nazisti. Le pietre d’inciampo sono state ideate anche con il proposito di dare una cosiddetta «tomba su cui piangere» ai familiari delle vittime, ai quali non fu concesso nemmeno il corpo di quest’ultimi.

Qui, a Grosseto, le pietre d’inciampo sono in onore di Giuseppe Scopetani, Italo Ragni e Albo Bellucci, tre deportati politici grossetani uccisi nei campi di sterminio tedeschi. Concludiamo dicendo che quest’esperienza ci ha fatto rendere conto di quanto effettivamente Grosseto sia ricca di reperti storici risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, e non solo.

 

Lo scorso 22 marzo la nostra classe si è recata a Maiano Lavacchio per la commemorazione dei Martiri d’Istia.

Ogni anno, a 70 anni dall’avvenimento, si celebra il ricordo di 11 ragazzi, quasi tutti della zona, che dopo l’8 settembre erano renitenti alla leva e una spiata li fece catturare dalle autorità fasciste. Abbiamo visto una grande partecipazione da parte degli abitanti del luogo e non solo,erano presenti studenti di diverse scuole, molti politici, varie associazioni, tra cui l’Anpi, e tantissima gente comune.

E’statalaconfermachequell’avvenimento fu molto sentito ed è ancora vivo nel ricordo di tante persone.

Abbiamo visitato la vecchia scuola elementare in cui i ragazzi sono stati giudicati e uccisi, che è stata ristrutturata e trasformata dall’Isgrec, l’Istituto Storico Grossetano per la Resistenza e l’età contemporanea, in un piccolo museo, al cui interno si possono trovare pannelli che illustrano questo periodo in Maremma, una piccola biblioteca e una bella immagine che ri-produce la lavagna, ritrovata proprio lì, con gli ultimi saluti alla mamma di Emanuele e Corrado Matteini due dei ragazzi uccisi,prima della morte.

L’originale è da tempo custodito nell’ufficio del sindaco di Grosseto.

 

Benedetto, sa descriverci la sua infanzia ai tempi della guerra? «Vivevo rifugiato in campagna con i miei genitori, vicino ai partigiani, portando al pascolo il bestiame» Qual era il suo «ruolo aggiunto» di staffetta? «Ogni mattina trasportavo le provviste e le nascondevo all’interno di un albero cosicché i partigiani potessero prenderle di nascosto».

Era spaventato quando compieva queste azioni? «Sì, quando uscivo avevo paura di essere scoperto, ma capivo che era un’azione giusta per aiutare il mio paese a liberarsi».

Pensa sia importante parlarne ai giovani? «I giovani ricordano questi eventi solo come un fatto storico, lontano dalla loro vita, ma io ho il desiderio di renderli con le mie testimonianze memoria attiva».

L’uccisione di Mussolini è stata una scelta sbagliata? «Sicuramente in quel momento il popolo era infuriato e quindi non ragionava in modo democratico; la scelta però, sarebbe dovuta essere diversa, perché in questo modo abbiamo provocato ulteriore violenza che poteva essere risparmiata».

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