ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Tommaso Valenti di Trevi  (PG) - 3A

Morire nella Prima Guerra Mondiale

Tutte le guerre si assomigliano, fra stragi e distruzioni. Un secolo fa il tributo di sangue pagato da Trevi

È passato oltre un anno dall’inizio della guerra fra Russia e Ucraina. Quanto durerà è impossibile dirlo. Altri morti si aggiungeranno a chi è già caduto sul campo di battaglia, senza contare le vittime civili. Quanti soldati, fra Ucraini e Russi, muoiono ogni giorno nel corso dei combattimenti? La guerra attuale, combattuta con i droni ma anche nel fango delle trincee, ci ha ricordato la Prima Guerra Mondiale, a cui abbiamo dedicato numerose lezioni. Fra il 1915 e il 1918, per liberare dagli Austriaci Trento e Trieste, morirono circa 650.000 soldati italiani, inviati al fronte da ogni parte d’Italia. Anche il Comune di Trevi mandò i suoi giovani a combattere. Purtroppo molti di loro non tornarono a casa, lasciando vedove le mogli, orfani i figli, annientati dal dolore i genitori e le fidanzate. I loro nomi, ben 112, sono incisi su due lapidi collocate presso il Monumento ai Caduti ubicato in Piazza Garibaldi.

Delle loro vite abbiamo voluto saperne di più consultando online l’Albo d’Oro dei Caduti Italiani. Dalla sua consultazione abbiamo ricavato luogo e data di nascita, luogo e data della morte, le cause della stessa, l’arma e la specialità dell’esercito nelle quali furono inquadrati. Fatta eccezione per 13 soldati non regi-strati nell’Albo, di cui nulla sappiamo, degli altri caduti circa la metà (51) perse la vita avendo un’età compresa fra i 18 e i 23 anni. Il più giovane, Emilio Emili, arruolato in fanteria, era nato il 16 febbraio 1900. Morì per malattia il 29 ottobre 1918, una settimana prima dell’armistizio fra Italia e Austria. Il più anziano aveva invece 40 anni, si chiamava Giuseppe Mignozzetti. Fu impiegato in una centuria di lavoratori, un reparto destinato a realizzare opere nelle retrovie. Riguardo le cause della morte, la più comune è quella in combattimento. Morte immediata oppure negli ospedali, compresi quelli da campo, per le gravi ferite riportate.

I corpi di 12 soldati trevani non furono mai recuperati e dunque dati per dispersi. Dopo la disfatta di Caporetto nel 1917 il numero dei prigionieri italiani nelle mani del nemico aumentò notevolmente: ben 9 soldati di Trevi morirono per varie cause durante la prigionia. Non escludiamo che qualcuno di loro sia morto di stenti. Giuseppe Moccoli, nativo di Ponze, partecipò alla guerra, sopravvivendo. Tornato a Trevi, scrisse un resoconto della sua esperienza, intitolato Giornalettodellaguerra1915-16-17-18, nel quale confessa di aver mangiato “per la gran fame” addirittura un cane, insieme ad altri 11 prigionieri. Tornando ai caduti, ci ha colpito constatare come alcune famiglie di Trevi (Dominici, Falchetti e Riccetti) siano state colpite dalla guerra più di altre, perdendo non uno ma due membri, fra loro fratelli.

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