ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Fame e povertà: binomio imperfetto

Sono oltre 152 milioni i minori che, per sopravvivere, sono “legalmente” sfruttati a tempo pieno

LIVORNO Fame e povertà da sempre camminano fianco a fianco nei molteplici problemi che affliggono l’umanità, tanto che la loro eliminazione costituisce i primi 2 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 paesi dell’Onu, che ha lo scopo di garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e a tutti coloro che vi abitano. Nonostante i potenti della Terra abbiano scritto nero su bianco che entro il 2030 nessuno dovrà né soffrire la fame né vivere con meno di 1.90 dollari al giorno, sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, ad oggi l’Indice Multidimensionale di Povertà calcola che siano circa 750 milioni le persone che vivono in condizioni di povertà estrema, concentrate soprattutto nell’ Africa Subsahariana, Asia meridionale e America latina. Spezzare il circolo vizioso per cui “non posso mangiare se non ho soldi e non posso uscire dalla povertà se non riesco a sfamarmi”, è la sfida più ardua che siamo chiamati ad affrontare, in quanto richiede un approccio a 360° con tutte le altre questioni di sostenibilità individuate dall’Agenda 2030: in primis l’obbiettivo 16, dato che povertà, fame e guerra si alimentano a vicenda, ma anche stato di salute, diritto all’ istruzione, accesso all’ acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, buona occupa-zione e riduzione delle disuguaglianze sono legati al binomio di partenza. Chi paga le conseguenze più pesanti? Naturalmente i bambini: sono oltre 152 milioni i minori che, per sopravvivere, sono “legalmente” sfruttati a tempo pieno nel settore agricolo o come manodopera per multinazionali che lanciano sui mercati occidentali prodotti destinati ad altri bambini. Bambini come loro, solo più fortunati. E com’è facile intuire sono destinati a non avere un futuro, in quanto vittime dell’analfabetismo e bersaglio di malattie che nei Paesi ricchi sono ormai considerate banali o debellate.

L’Unicef afferma che 1/3 delle morti sotto i 5 anni è causato dall’impossibilità di curare malattie del tutto trattabili come la polmonite. I nostri governanti sono insensibili alle innumerevoli crisi umanitarie e ai conflitti che causano carestie e migrazioni, e sordi alle continue richieste circa la distribuzione e la gestione delle risorse da parte delle organizzazioni umanitarie che operano nel campo dei diritti umani, hanno saputo solo sbandierare false speranze e fornire poche risposte concrete.

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