ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Omofobia fa rima con inciviltà

Secondo noi è intollerabile che ancora oggi possano esistere discriminazioni di questo tipo

La riflessione che oggi vogliamo fare riguarda l’omofobia.

Partiamo da alcuni principi che per noi sono importanti: è un diritto imprescindibile scegliere liberamente la persona d’amare; è un diritto scegliere la propria identità personale. Per noi ragazzi e ragazze sembra assurdo che ancora oggi accadano episodi di omofobia per cui ci siamo domandati: lo Stato come protegge i diritti delle persone e come sanziona chi non li rispetta? Facendo un breve excursus storico abbiamo constatato che, dopo la nascita del Regno d’Italia, nel 1889 venne promulgato il Codice Zanardelli, che aboliva ogni differenza di trattamento fra atti omo ed eterosessuali. La situazione non venne modificata con il Codice Rocco nel 1930, ma ciò non impedì al fascismo di colpire l’omosessualità. Negli anni successivi non ci sono state sostanziali modifiche, i parlamentari hanno spesso trattato la questione come estranea al campo legislativo, relegandola a quello etico e religioso, quindi non sono state emanate leggi né protettive né repressive. Durante il periodo 1996-2001 i governi hanno rifiutato di discutere le «unioni civili» e la necessità di comprendere l’omofobia nelle leggi contro i crimini motivati dall’odio. Nell’opinione comune si può dire che dal dopoguerra è prevalsa la «tolleranza repressiva»; negli anni ‘50 molti medici consideravano l’omosessualità come una malattia e questo ha fatto sì che fino al 2001 gli omo e bisessuali non potessero donare il sangue. Tuttavia fin dagli anni ‘70 in Italia si sono avute manifestazioni a favore dei diritti degli omosessuali, che hanno portato anche a sensibilizzare l’opinione pubblica. In quegli anni il dibattito su questo argomento si arricchiva anche grazie alla presenza in Italia di un grandissimo intellettuale della levatura di Pier Paolo Pasolini, la cui morte tragica denuncia il dramma dell’omofobia. Anni dopo, il 2 luglio 1994, a Roma ha avuto luogo il primo Gay Pride; nel 2016 è stata approvata la legge sulle «Unioni civili». Nel 2020 è stata discussa in Parlamento la cosiddetta «Legge Zan», che aggiungeva alla Legge Mancino, oggi in vigore (che punisce le discriminazioni per appartenenza religiosa e razziale), le aggravanti di discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. La legge Zan è stata bocciata al Senato per mancanza di numeri, si attende ora una nuova discussione.

Se ancora oggi, sul piano legislativo, il percorso per vedere attuato pienamente l’articolo 3 della Costituzione a favore delle persone Lgbt è lungo e segnato da conflittualità, questo riflette le resistenze discriminatorie insite nella società e nell’opinione pubblica, che devono essere sradicate sia con l’azione educativa sia con quella legislativa.

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