ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

L’ingiustizia di Putin. Che orrore

La Russia non si ferma con i bombardamenti sulla capitale dell’Ucraina: anche i bambini fra le vittime

La notte tra il 23 e 24 febbraio sono iniziati i primi bombardamenti da parte della Russia all’Ucraina. L’Ucraina voleva entrare nella Nato, ma la Russia «non ha voluto» farla entrare. La mattina del 24 febbraio Putin ha bombardato la zona del Donbas, dando inizio all’invasione.

La maggior parte dei cittadini ucraini si è rifugiata nelle metropolitane, ma anche vicino alle loro abitazioni. Molti Paesi come l’Italia hanno mandato armi all’Ucraina come aiuto, ma abbiamo anche accolto profughi ucraini.

Ricordiamo con dolore la notte che hanno bombardato un teatro, il tg ci ha spiegato che sull’asfalto vicino a questo teatro c’era la scritta «bambini», quindi un posto dove stavano salvando i bambini, tuttavia hanno bombardato ugualmente questo edificio. A Kiev hanno lanciato dei missili su asili, perciò le vittime più colpite sono stati proprio i nostri coetanei.

Siamo molto dispiaciuti di questa situazione e personalmente non ce l’aspettavamo, perché dopo due anni di pandemia era l’ultima cosa che avremmo voluto. La guerra è sempre esistita ed è sempre stata negativa, ha, come cause, diverse motivazioni: religiose, economiche, militari, oppure anche questioni territoriali. In questo caso la Russia sta attaccando sia il popolo che le città, con l’obiettivo di «smilitarizzare». Il sanguinoso conflitto che sta colpendo il popolo ucraino è una tragedia che potrà arrivare a colpire anche noi, come ha già fatto abbattendosi sulla nostra economia, ovvero con un rincaro dei prezzi della benzina, del grano, del gas. An-che i più piccoli vengono uccisi, questo ci fa capire la follia di Putin, ma non di tutti i russi. Un soldato russo davanti ad alcuni soldati ucraini si è arreso e si è fatto accogliere da alcune signore ucraine. Putin non ha solamente schierato i soldati russi esperti, ma ha usato anche quelli più giovani, anche se non ancora pronti mentalmente. Per noi questa cosa è ingiustificabile.

Gli ucraini non hanno mai vissuto «bene». Una signora nata nel 1960 ci ha raccontato che a scuola erano obbligati a imparare il russo, oltre che l’ucraino, ci ha confidato pure che i russi, essendo ortodossi, non volevano che si andasse in chiesa o si avessero crocifissi, non si poteva festeggiare il Natale, dal momento che c’erano le spie. Le conseguenze non le subivano solo i diretti interessati, ma anche i familiari. A nostro avviso, è per questo che oggi gli ucraini non vogliono arrendersi senza combattere; non vogliono rischiare di tornare a vivere in uno stato di miseria che non riconosce i diritti fondamentali.

Noi siamo solo dei ragazzi e non possiamo fare molto, però possiamo cercare di far sentire come a casa questi ragazzi che sono fuggiti.

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