Castagneti, un tesoro da salvare
L’antica tradizione legata ai boschi dell’Alta valle dell’Aulessa tenuta ancora viva da pochi agricoltori
Una significativa tradizione del castagno si trova ancora oggi in Alta Valle Aulella, un territorio che comprende due comuni, Casola e Minucciano, e due province diverse, Massa e Lucca.
La presenza dei boschi di castagno risale a tempi molto antichi: risulta, infatti, che il castagno sia stato presente dalle nostre parti già diecimila anni fa sulle Alpi Apuane. Si è scoperto questo dato grazie al ritrovamento e alle analisi scientifiche dei pollini di castagno, ritrovati nei sedimenti analizzati da scienziati sulle nostre montagne. Per poter essere usati a fini alimentari, i castagneti hanno avuto bisogno di essere coltivati con grande premura e attenzione dagli abitanti delle nostre valli ma, purtroppo, oggi la maggior parte dei castagneti si trova in stato di abbandono.
Solo pochi coraggiosi castanicoltori continuano a tenere in vita questa preziosa attività agri-cola. Varie sono le tipologie di castagno ma la specie più diffusa da noi e nel Mar Mediterraneo è la “Castanea Sativa Miller”, varietà che prende il nome da Philip Miller, un botanico di origini scozzesi. Nel passato, più o meno fino 50 anni fa, la castagna ha costituito una risorsa alimentare fondamentale per le nostre comunità locali e, per questo motivo, i castagneti venivano coltivati, ripuliti e custoditi con estrema cura: si potavano, si concimavano, si ripulivano dalle felci e da altre erbacce e si innestavano. Nel nostro territorio si sono conservate realtà aziendali che hanno permesso la sopravvivenza della filiera del castagno. A Pieve San Lorenzo, frazione del comune di Minucciano, opera da decenni la ditta “Martini Loriano“. L’azienda, per produrre soprattutto farina di castagne, acquista direttamente dagli abitanti del paese e da quelli dei territori circostanti le castagne raccolte nei dintorni.
Dopo una prima fase di sterilizzazione (un processo nel quale la castagna viene fatta passare in acqua fredda e calda), il frutto poi viene calibrato e selezionato per dimensione. Una parte delle castagne viene venduta fresca, l’altra parte invece viene avviata alla trasformazione. Le castagne vengono trasferite in stanze di essiccazione dove rimarranno per circa venti giorni; l’essiccazione viene fatta con un fuoco leggero con molto fumo, utilizzando pula di castagne e legno di castagno. La fase successiva riguarda una nuova selezione: le castagne secche integre vengono vendute in sacchetti da chilo o mezzo chilo, mentre le rimanenti (di piccole dimensioni o in frammenti) vengono mandate al mulino dove vengono trasformate in dolce e profumata farina di castagne, anch’essa venduta in confezioni di vario peso, pronta da trasformare in cibi tipici molto apprezzati.