ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Piazza oppure piattaforma virtuale?

Parla la generazione “onlife“ che ha luoghi di incontro “in rete“ ma senza smettere di giocare a pallone

I nostri luoghi di incontro? Non sono più quelli di una volta, sono cambiati e spesso sono diventati virtuali. Ci incontriamo sui social mandando messaggi oppure facciamo una chiacchierata in videochiamata. I nostri coetanei da noi intervistati dicono però di non aver smesso di giocare a pallone o di incontrarsi in piazza con i propri amici, pur con il telefono a portata di mano.

Ci accusano di stare tutto il giorno al telefono: mah! Certo, guardiamo il registro elettronico, facciamo ricerche con i compagni di classe, ci aggiorniamo perché il mondo ce lo chiede. Gli adulti criticano i giovani ma usano i social per trovare lavoro, per condividere momenti importanti della vita o semplicemente per passare il tempo messaggiando. Noi ragazzi siamo cambiati, ma non abbiamo smesso di incontrarci in carne ed ossa; perché siamo ragazzi onlife, come bene ci ha definito Luciano Floridi, non solo online. E le generazioni passate? Genitori e nonni si incontravano in piazza o in strada per scambiare due chiacchiere o fare due tiri al pallone. Poi c’era il bar, non un punto di consumo ma un luogo di divertimento per trascorrere ore o tutto il pomeriggio. A Lucca erano presenti vari quartieri, ben separati tra loro. I ragazzi, senza distinzione di età, si incontravano su un baluardo: ognuno aveva il proprio.

Bello era quando più quartieri ne condividevano uno e ne nascevano amicizie. Molti, i maschi soprattutto, avevano un soprannome, ispirato al loro aspetto fisico, al cognome, al carattere o a personaggi famosi. I luoghi d’incontro sono cambiati fisicamente, ma continuano ad attrarre molti ragazzi. Non si va al bar per la tv che ormai è in tutte le case, si va per la bevuta la sera, o il pomeriggio per un caffè studio. I ragazzi di ieri erano del tutto autonomi nei movimenti, i genitori li chiamavano solo quando era pronta la cena; oggi dobbiamo spesso far sapere loro dove siamo anche perché dipendenti dai loro mezzi. I nostri amici a volte vivono più lontano e aspettiamo che mamma o papà possano accompagnarci.

Le città allargate e i pericoli in aumento hanno limitato le libertà di movimento e di conseguenza l’autonomia. Noi ragazzi ci incontriamo anche virtualmente, per fortuna, visto che durante il lockdown, l’incontro virtuale ha salvato le nostre vite sociali. La tecnologia è fondamentale ormai per noi, non dobbiamo negarla ma piegare i mezzi che abbiamo per fini utili; è sbagliato condannare il presente e glorificare il passato, accettiamo dunque il mondo che cambia per ottenere sempre di meglio memori di errori passati e vigili nel presente, per il nostro futuro.

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