ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Alessandro da Morrona di Terricciola (PI)

Grillaia, una discarica tra le colline

Il sito in mezzo alla Valdera ha una lunga storia che parte dagli ultimi anni del ‘900 e arriva fino ai nostri giorni

La discarica della Grillaia ha una lunga storia che parte dagli ultimi anni del ‘900 e che arriva fino ai nostri giorni. Tutto ha avuto inizio nel 1988, quando l’amministrazione comunale di Chianni propose di realizzare sul proprio territorio un inceneritore con un impianto di trattamento per materiali tossici e nocivi. Il progetto venne bloccato, tuttavia nel 1990 venne realizzata la discarica al confine dei comuni di Lajatico, Terricciola e Chianni, la Grillaia appunto, con l’obiettivo di smaltire 300.000 metri cubi di rifiuti.

Da subito vengono previsti ampliamenti e il territorio della Valdera inizia a diventare un’area di smaltimento utilizzata a livello regionale. Iniziano le prime reazioni da parte dei cittadini, ma nel 1992 la discarica viene regionalizzata e viene autorizzato lo smaltimento di 1.500.000 metri cubi di rifiuti che iniziano ad arrivare da ogni parte d’Italia, non per emergenza, ma per business. La popolazione locale si mobilita e si organizza in un forte comitato a tutela del territorio, si susseguono manifestazioni e assemblee. Nel 1998, dopo l’intensificarsi delle proteste, la discarica viene chiusa; nel frattempo però sono stati smaltiti 1.500.000 metri cubi di rifiuti ad una velocità che ha messo in crisi il funzionamento stesso dell’impianto. Inoltre dopo la chiusura non c’è stata un’adeguata messa in sicurezza dell’area, infatti non sono state utilizzate le fideiussioni che i proprietari avrebbero dovuto garantire.

Studi scientifici prodotti dalla Asl e basati sull’analisi di dati provenienti da siti di discarica simili a la Grillaia non escludono rischi per la salute degli abitanti in prossimità della discarica: l’aumento sensibile di animali infestanti (ratti mosche e gabbiani), la diffusione di vapori maleodoranti e dannosi per la salute, l’inquinamento del terreno e delle falde acquifere a causa del percolato contenente spesso metalli pesanti, l’elevato rischio di contrarre patologie per contatto con materiali pericolosi, come l’amianto, un agente cancerogeno le cui fibre, una volta inalate vanno a depositarsi nelle cavità polmonari dove possono rimanere per tutta la vita.

Nel 2009 la proprietà ha presentato un progetto per la chiusura definitiva della discarica, che prevede lo smaltimento di altri 300.000 metri cubi di rifiuti. I comuni di Chianni, Terricciola e Lajatico hanno elaborato un progetto alternativo e, insieme all’Amministrazione Provinciale e Regionale, firmano un protocollo per la chiusura in sicurezza della ex discarica. Nel frattempo però gli uffici provinciali avevano approvato il progetto di chiusura della discarica con l’aggiunta di altri rifiuti, proposto dalla proprietà.

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