ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Cronache della seconda guerra mondiale

Le storie e il ricordo dei bombardamenti raccontati delle nostre bisnonne: intervista a Tina Bertelli e Marisa Foschi

PISA Erano solo delle ragazze. PiĂą o meno come noi. Tina Bertelli aveva da poco compiuto 18 anni. Marisa Foschi ne aveva solo 12. Sono passati quasi ottant’anni, ma dalle loro parole, dai loro racconti percepiamo ancora oggi l’angoscia e la paura di quei momenti. L’incertezza per il futuro, il non sapere se di lì a poco si sarebbe dovuti scappare. Il tempo scandito dal rumore delle bombe e la lontananza dagli affetti piĂą cari. «Durante la guerra fui costretta improvvisamente a lasciare la mia casa. Portai con me solo un cappotto e qualche provvista – racconta Tina Bertelli. Una volta ci fu un bombardamento. Lo spostamento d’aria mi fece cadere e mi ferii a un ginocchio. Ricordo che lasciammo la nostra casa. Ricordo anche che quella notte la passai con mia madre e mia nonna nel fienile di una casa contadina.

Eravamo nelle campagne vicine al paesino dove poi rimasi insieme a un gruppo di compaesani qualche mese. Mi mancava tutto, ero riuscita a portare con me solo un cappotto, non potevo usare i servizi igienici e spesso pativo la fame. Passavo le giornate con gli sfollati con cui mi ero nascosta, tra cui c’erano mia madre, mia nonna e i miei cugini». Anche per la signora Foschi il ricordo dei bombardamenti è indelebile. «Se penso alla seconda guerra mondiale, mi vengono in mente i bombardamenti. Tutto mi faceva paura ma i bombardamenti sono stati la cosa peggiore. Avevo saputo della guerra mentre ascoltavo la radio della signora Vaglini. Capii che sarebbe stato un disastro. I primi che mi ricordo sono quelli del 31 Agosto a Porta a Mare e del 4 ottobre, quando venne colpita la stazione di San Rossore. Venne centrato un treno pieno di munizioni tedesche, che saltò in aria con un boato enorme. La prima notte di bombardamenti andai con la mia famiglia a dormire in un corridoio del tiro a segno nazionale a San Rossore. Un’altra volta invece mentre si sentivano cadere le bombe, scappai con i miei fratellini piccoli e mi nascosi sotto un ponte con altre persone. Mi ricordo anche che quando gli americani bombardavano di là d’Arno c’era la contraerea e vicino a noi c’era chi rispondeva al fuoco». Le giornate poi erano lunghe e difficili. «Mi mancava tutto, era spaventoso vedere che veniva giù la gente di Porta a Mare che avevano bombardato prima di noi. C’era un capannone pieno di fieno dove dormivano le persone, era straziante.

C’erano bambini, genitori, persone anziane e giovani, tutti pensavano solo a scappare e mettersi in salvo». Tra i ricordi spuntano anche quelli di scuola. «In classe avevo due compagne ebree. Da un giorno all’altro non vennero più a scuola».

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