ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

L’immigrazione vista dai ragazzi

Un fenomeno di carattere mondiale, molto complesso, osservato attraverso la lente degli studenti

Spesso si parla di immigrazione esattamente come si parla di contabilità e ci dimentichiamo che dietro quei numeri ci sono esseri umani e situazioni complesse. Molte persone infatti fuggono dal loro paese a causa di condizioni di vita disastrose dovute a guerre, malattie e povertà. La maggior parte di questi migranti si trovano a dover affrontare lunghissimi ed estenuanti viaggi, mettendo a rischio la propria vita, spesso su barconi pilotati da mercenari, per andare incontro ad un futuro incerto. Secondo i dati ISTAT attualmente gli stranieri che vivono regolarmente in Italia rappresentano il 10% della popolazione, alcuni perfettamente integrati nella nostra società. Vi sono però anche ’microstati’ che cadono nell’irregolarità, senza riuscire ad integrarsi in modo positivo nella vita collettiva del paese. Spesso queste persone che non riescono ad inserirsi nella società, si trovano costrette a svolgere lavori umili per pochi euro all’ora. Sempre secondo i dati ISTAT del 2018, i 2,4 milioni di stranieri occupati in Italia hanno versato 11,5 miliardi di euro. A sbalordire sono però i dati raccolti dall’organizzazione Action Aid nel rapporto The Big Wall, dove si afferma che l’Italia ha speso 1,37 miliardi di euro, dal 2015 al 2020, per ridurre le migrazioni dall’Africa. In realtà quando si parla di immigrati il vero problema sono gli italiani.

Infatti molte persone non riescono ad accettare questa ’presenza straniera’ all’interno del paese, e tutt’oggi girano molte fake news riguardo ai rifugiati. Si dice, ad esempio, che gli immigrati siano buoni solo a danneggiare lo stato e a compiere atti cri-minali ma ciò non corrisponde assolutamente alla realtà, perché alcuni di loro hanno contribuito a creare molte start-up agricole (come quelle di Asti e di Rieti) e a ripopolare paesi (come Riace in Calabria). Per di più, secondo l’Associazione Antigone, solo un terzo dei detenuti delle carceri è formato da stranieri. Inoltre genera ancora molte polemiche il fatto che molti rifugiati abbiano un cellulare: può essere questo il segno che indica che queste persone non sono povere e che quindi non necessitano di aiuto? Ovviamente no, perché il telefono, durante i viaggi che i migranti sono costretti ad affrontare, è l’unico strumento per comunicare con la famiglia lontana e per controllare le mappe nautiche utili per terminare il viaggio. Superati poi i pregiudizi degli italiani, il problema per gli immigrati è trovare un vero lavoro. Infatti molti, come abbiamo già detto in precedenza, sono costretti ad andare a lavorare la terra per pochi soldi e quelli che riescono a trovare un impiego meglio retribuito hanno molta più probabilità rispetto agli italiani di perderlo.

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