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Chiarini: «folle, smisurata passione»

L’igegner Ciro negli anni ’60 dedicò al paese un milione di lire all’anno. Si battè per l’apertura della scuola

E’ in fase di realizzazione, a San Nicolò di Celle, un archivio dedicato alla vita e all’opera di Ciro Chiarini, ingegnere, titolare dell’omonima azienda elettromeccanica che, per tanti anni, ha dato lavoro, favorendo lo sviluppo economico e culturale del territorio. Nato il 3 ottobre 1916, fu il laureato più giovane d’Italia al Politecnico di Torino e subito trovò impiego al la Società “Terni”, dove partecipò al progetto per la linea elettrica aerea appenninica dalla centrale idroelettrica di Galleto al confine con la Francia.

«Abitavamo a Terni – racconta Rossella, una delle quattro figlie – ma la città fu bombardata e la famiglia si recò sfollata a San Nicolò, dai nonni paterni». Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Chiarini fu comandato dalla Società di recarsi in altra regione per le opere di ricostruzione di altre centrali. Benché la proposta fosse molto allettante, per uno scatto ulteriore della sua carriera, l’ingegnere preferì dare le dimissioni dalla “Terni” per ritornare a San Nicolò suo paese nativo. «Era il 1953 – continua la figlia – e quando in Italia si cantava Se potessi avere 1000 lire al mese… il suo stipendio era di 3000 lire mensili». Il paese, a quel tempo, era molto povero e l’idea di Ciro Chiarini fu quella di promuoverne lo sviluppo economico dando lavoro alla gente. Costruì due capannoni vicini alla bottega di fabbro del padre, Giacomo, dando vita ad un’azienda specializzata in riparazione e avvolgimenti dei motori elettrici, cisterne in acciaio per usi differenti, pompe a stantuffo e tubi per l’irrigazione dei campi. Non gli bastava essersi occupato del benessere economico del suo paese, ora il suo progetto era quello di promuovere la cultura in quel fazzoletto di terra dove c’erano solo tre laureati: lui, il prete e il medico di condotta. Quando era giovane, sua madre, Pia, che faceva l’ostetrica, aveva destinato tutti i suoi guadagni per farlo studiare fino al Politecnico di Torino.

Ora la sua “ folle, smisurata, passione” per la cultura, per ogni forma di arte, tra cui la musica e l’amore per il suo paese lo vedeva impegnato, in prima persona nelle battaglie per l’apertura, a San Nicolò di Celle, della scuola media, di un ufficio postale e di una banca e per il potenziamento della stazione della Ferrovia Centrale Umbra. La passione per il paese fu per lui un impegno economico non trascurabile, tanto che raccontava di aver destinato, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la somma ragguardevole di almeno un milione di lire all’anno. Un fulgido esempio di umanità di un uomo che ha fatto della sua vita un “Concerto in onore di San Nicolò”.

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