ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Quelle donne che hanno fatto la storia

Celebri figure femminili del territorio aretino rappresentano la storia e l’orgoglio della nostra provincia

Nel corso del tempo troviamo vari volti femminili che hanno fatto la storia e anche Arezzo può vantarne alcuni. Vi proponiamo quindi i racconti della loro vita e delle loro imprese.

La beata Giustina, nata nel 1247, diventò monaca e decise di trascorrere una vita di penitenza, donando quel poco che aveva ai poveri. È ammirevole come abbia lottato contro malattie e cecità, ma soprattutto come abbia compiuto miracoli curando i malati. Modello di vita spirituale libera e originale per i suoi tempi, anche dopo la sua morte continuò a far parlare di sé, come quando le vennero attribuiti miracoli nel ’700 e l’ultimo addirittura nel 1937.

Sempre all’età medioevale risale Ippolita degli Azzi: la leggendaria condottiera. Un’eroina che possiamo paragonare ad una Giovanna d’Arco aretina.

Dopo la sconfitta di Arezzo nella battaglia di Campaldino, giurò vendetta e guidò la difesa della città. Alla leggenda di Ippolita sono stati dedicati racconti, novelle e una via ad Arezzo.

Con il suo stesso cognome, ma vissuta nel ’600, c’è Faustina degli Azzi, lasciò un segno netto nella società, scrivendo il “Serto poetico”. Massimo esponente di una famiglia di letterati e storici, la sua raccolta di poesie, con il simbolo di una ghirlanda di fiori e al suo interno un fuso e una spada incrociati, rappresenta la donna che lotta e non si arrende difronte al maschilismo di quel periodo, che negava alle donne il diritto allo studio.

Poi il simbolo dell’emancipazione: Ginna Marcelli, la donna dell’industria del merletto. A Sansepolcro, insieme alla sorella Adele, con forza d’animo e dedizione, riuscì a creare e preservare un’attività che a inizio ’900 riscosse fama in tutto il mondo.

Fu una donna che non lavorava per l’uomo ma con l’uomo.

Al ’900 appartiene anche Maria Bonini Fiumicelli, che per Arezzo è la prima donna medico iscritta all’Ordine provinciale dei medici, ma la cui importanza è anche nazionale poiché fu la prima donna radiologo italiana quando questa disciplina era ancora in formazione. Lavorò con professionalità, pur continuando a ricoprire il suo ruolo di madre e di donna. Ricordata anche per aver sottolineato l’importanza di ascoltare pazientemente il paziente.

A rappresentare il coraggio c’è Dina Ermini, una combattente operaia, in clandestinità come antifascista e poi come partigiana in Italia e in Francia. Non fu una teorica ma un’attivista a tempo pieno. Nel 1945 dirigente della Commissione Femminile Nazionale del PCI e dal 1956 segretaria dell’UDI per l’emancipazione femminile italiana.

Ricordiamo le donne del passato, rappresentano la storia e l’orgoglio della nostra provincia, quanto abbiamo oggi lo dobbiamo anche a chi ci ha preceduto.

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