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Elvira: ferita che non si rimargina

Nel 1947 a Toiano fu ritrovata senza vita la bella Orlandini. Ancora oggi il suo assassino non ha un nome

GiĂ  nel 1947 a Toiano la violenza sulle donne non mancava.

Era il caso di Elvira Orlandini, trovata morta a soli 22 anni il 5 giugno, giorno del Corpus Domini. La ragazza più bella e desiderata del paese era figlia di contadini; viveva con la madre Rosaria, il padre Antonio e altre tre sorelle. Elvira lavorava anche come cameriera al servizio della famiglia svizzera dei Salt. Era fidanzata e promessa sposa di Ugo Ancillotti, anche lui contadino. C’era festa in paese e la bella Elvira si stava dirigendo da sola alla fonte per prendere l’acqua, dato che l’amica Iva non aveva potuto accompagnarla.

Così proseguì da sola, ma da lì non fece più ritorno.

I familiari, preoccupati della sua assenza, andarono a cercarla. Si recarono alla fonte, dove trovarono le ciabatte di Elvira e la brocca a terra, con accanto una grossa chiazza di sangue e segni di trascinamento verso il Botro della Lupa, un canale che attraversava il bosco. La scena che videro fu raccapricciante: Elvira giaceva a terra, con il corpo ancora caldo, tre ferite alla testa e la gola squarciata. Il sangue le aveva invaso i polmoni ed era morta per soffocamento.

Spostarono il corpo della ragazza pensando di aiutarla, ma in realtĂ  stavano compromettendo la scena del delitto.

Nel frattempo, in paese si svolgeva la processione del Corpus Domini e due ragazzi, passando di lì, assisterono alla scena e chiamarono la polizia. Iniziarono le indagini condotte dal maresciallo Leonardi. I due sospettati erano il futuro sposo Ugo e il rampollo dei Salt, che però aveva un forte alibi: una multa a Roma. Tra i moventi del fidanzato, un tipo geloso, c’erano che fosse stato uno dei primi ad arrivare sulla scena del crimine, le macchie di sangue sui pantaloni ed in più non aveva un alibi.

Ugo smentì le accuse, dicendo che era rimasto a casa a dormire e quando accorse a casa Orlandini, il luogo del delitto era di passaggio e il sangue poteva appartenere a lui stesso.

Il maresciallo, convinto della sua colpevolezza, fece incarcerare Ugo, che però dopo due anni fu assolto per insufficienza di prove. Tutt’oggi il crimine rimane irrisolto con due interrogativi ancora aperti: la lettera inviata ad Ugo con l’ordine di non sposare Elvira e la confessione della ragazza a una maga, di essere incinta di un uomo sposato. Così la bella e povera Elvira, che aspettava sognante il giorno del suo matrimonio ricamando il vestito da sposa, non si sarebbe mai immaginata che l’avrebbe indossato per il suo funerale. Di lei tra quei boschi resta una lapide con una sua incantevole foto, forse il suo fantasma e un lupo assetato di sangue.

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