ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Dis-orientamento 2.2

In Italia ancora non tutti i cittadini godono degli stessi diritti. Il Ddl Zan e i crimini legati all’omofobia

PONTASSERCHIO Il 2 maggio 2018 è stata avanzata la proposta di legge Ddl Zan, che prende il nome dal suo primo firmatario, Alessandro Zan, deputato del partito di centro-sinistra Partito Democratico. Accettato alla Camera nel 2020, il Ddl Zan viene bocciato al Senato il 29 ottobre del 2021. Il Ddl Zan intendeva modificare gli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale, estendendo le categorie di crimini in essi contenute. Questi articoli stabiliscono a quali pene va incontro chi diffonde idee basate sull’odio razziale, etnico e religioso e, altresì, chi istiga a commettere tali azioni discriminatorie ispirate dallo stesso odio.

Le punizioni previste dagli articoli 604 bis e 604 ter sono: per chi propaganda idee fondate sull’odio razziale fino a un anno e sei mesi di reclusione in carcere o una multa fino a seimila euro, oppure per chi istiga o commette tale violenza la reclusione da sei mesi a quattro anni. Lo scopo del Ddl Zan era quello di estendere il riconoscimento di atto discriminatorio anche alle azioni compiute ai danni della comunità Lgbtq+ e dei disabili e, pertanto, di punire con le pene sopra citate coloro che avessero compiuto questi crimini. I commi delle leggi 604 bis e ter sarebbero stati arricchiti dalla formula: «oppure crimini fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità».

L’obiettivo è quello di tutelare questa categoria di cittadini italiani, creando realmente delle condanne pesanti nei confronti di chi commette violenze e discriminazioni e, inoltre e soprattutto, prevenire questi atti con azioni di carattere culturale, quali l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia o la possibilità di poter svolgere attività di informazione nelle scuole. Oggi i crimini d’odio fondati sull’omofobia possono essere puniti al pari di un semplice furto.

Lo scopo del Ddl Zan sarebbe stato quello di garantire ai cittadini italiani facenti parte della comunità Lgbtq+ o disabili una tutela che oggi non hanno. Diritto garantito non esplicitamente, ma sancito, dall’art. 3 della Costituzione Italiana, che prevede che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti sociali davanti alla legge senza differenze. Tollerarne l’esistenza non significa concedere loro il diritto, la tutela e l’accettazione del proprio modo di essere, di fare e di vivere. Perché nel 2022 è ancora la diversità a disorientarci e non l’umanità a unirci?

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