Viaggio nella comunità islamica
La portavoce Maymuna Abdel Qader: «Le donne e il velo? La mia esperienza è stata positiva»
Avendo parlato di integrazione ed integralismo a Geografia, incuriositi da usi e tradizioni insolite, abbiamo voluto conoscere meglio l’Islam, ma per evitare possibili fake news, ci siamo detti: “Perché non intervistare di persona uno dei principali esponenti a livello nazionale?”. Ci siamo rivolti alla portavoce della Comunità Islamica di Perugia e Referente per il dialogo interreligioso, Maymuna Abdel Qader, figlia dell’ultimo Imam di Perugia, Mohamed Abdel Qader.
L’abbiamo intervistata due volte, una a distanza e l’altra alla moschea in Via dei Priori, un piccolo spazio dedicato alla preghiera ritagliato nel centro storico della nostra città. Spesso l’Islam è presentato attraverso stereotipi, che lo descrivono in modo impreciso e approssimativo. Siamo abituati a pensare , per esempio, che l’Islam sia una religione rigida e che addirittu-ra imponga alle donne di indossare il velo indipendentemente dalla propria volontà. Be’, Maymuna è riuscita finalmente a sfatare questo mito, spiegandoci che il Corano, in realtà, parla esclusivamente di un abbigliamento più casto, chiamato hijab, per proteggere e coprire il proprio corpo. “La prima volta che indossai il velo avevo circatredici anni e non avevo ancora capito il vero significato che aveva, ma comunque la mia esperienza è stata positiva”, ci dice la nostra intervistata e poi continua dicendo: “Ho comunque avuto molte difficoltà a trovare lavoro, perché ancora il velo ‘spaventa’ tanta gente, infatti molte ragazze decidono di non indossarlo. Di cento ragazzecon il velo, cinquanta l’hanno tolto per questo”. Un tema molto serio che abbiamo affrontato è il rapporto tra l’Islam e lo Stato italiano. Di norma le religioni basano i loro rapporti con l’Italia su un’intesa, ma per l’Islam non ci si è ancora arrivati. Il nostro Paese chiede un referente unico che rappresenti tutti i fedeli, invece l’Islam ha tantissime ramificazioni diverse, che rendono difficile individuare un solo rappresentante per tutti; attualmente si sta ancora lavorando, ma si è vicini a trovare una soluzione che vada bene ad entrambi. A livello locale, l’incontro è stato più facile e naturale.
A Perugia, Don Elio Bromuri, conosciuto sacerdote cittadino, è stato tra i primi a mettere a disposizione della nascente comunità islamica alcuni locali parrocchiali per riunirsi a pregare. Il rapporto fra Don Elio e l’Imam locale era particolare, spiega Maymuna: «Chi li vedeva, vedeva un confronto molto acceso, ma in realtà quel dialogo intenso era proprio la base del loro rapporto; erano capaci di discutere delle differenze, con un profondo rispetto reciproco».