ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Bartali, pedalate per la libertà

Il coraggioso ciclista di Ponte a Ema salvò centinaia di vite dalla persecuzione nazista grazie alla sua bici

Gino Bartali è stato un grande campione italiano di ciclismo. Nato a Ponte a Ema, vicino a Firenze, nel 1914, la sua carriera inizia in epoca fascista: negli anni ’30 si distingue nel panorama sportivo vincendo per ben due volte il giro d’Italia, nel 1936 e nel 1937. Diventa così un campione acclamato a livello internazionale. Siamo nel 1938 e «Ginettaccio» (così come veniva soprannominato per il suo carattere burbero) conquista la maglia gialla al Tour de France. In quegli anni non si poteva rappresentare la nostra nazione senza riconoscersi pubblicamente nel duce: era vietato seguire una propria idea politica.

Nel discorso di premiazione, Bartali dedica la vittoria alla Madonna, rinnegando implicitamente l’autorità di Mussolini. Questa azione costa molto al ciclista, che da quel momento diventa un sospetto antifascista. Negli anni ‘40, a causa della guerra, le gare vengono sospese e, dopo l’8 settembre del 1943, la persecuzione contro gli ebrei da parte dei nazi- fascisti si fa sempre più spietata. In quei tempi la vita di molte persone era appesa a un filo che poteva essere tagliato in qualsiasi momento. Gino decide di fare quello che meglio gli riesce per combattere contro questa follia: pedalare.

Rischiando la propria vita, con la scusa di allenarsi, il campione percorre numerose volte la strada da Firenze ad Assisi per ben 185 chilometri, andata e ritorno. In questi viaggi nasconde nel telaio della sua bici documenti falsi, carte preziose per salvare la vita a molte persone ebree. Ma non è tutto. Approfittando della sua fama, durante i suoi finti allenamenti, spesso Gino si ferma alla stazione di Terontola, dalla quale partono uomini, donne e bambini per scampare alla deportazione. Per far allontanare i tedeschi dalla banchina, Gino entra nella stazione e inizia a firmare autografi… Così tutte le persone si affollano intorno a lui! Si crea un trambusto grazie al quale è più semplice per le persone in fuga non essere notate.

Ma un brutto giorno del luglio 1944, il ciclista viene arrestato dalla banda fascista comandata dal brutale Mario Carità. Gino viene accusato di tradimento e cospirazione e rinchiuso a Villa Triste, prigione così chiamata a causa delle urla strazianti che ne uscivano. Alla fine fortunatamente riesce a sfuggire dalle grinfie dei militari fascisti e a ritrovare intatta la sua bicicletta (con tanto di documenti nascosti)! Al termine della guerra, Bartali torna a vincere le gare da vero campione. Un campione coraggioso, leale, tenace e altruista che, grazie al suo talento di sportivo e alla sua grinta, ha vinto contro le ingiustizie.

Votazioni CHIUSE
Voti: 19

Pagina in concorso