ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Dalla natura un aiuto per il prossimo

L’esperienza della Cooperativa agricola-sociale Calafata che dà lavoro a persone in condizione di marginalità

Lo scorso 2 febbraio ci siamo incontrati con Daniele Tuccori, uno dei responsabili operativi della cooperativa agricola-sociale “Calafata”, nata nel 2010 con l’intento di produrre vino, olio ed ortaggi nelle nostre meravigliose terre, coniugando l’obiettivo economico con quello, importantissimo, sociale ossia dando lavoro a tante persone in condizioni di marginalità, di difficoltà e svantaggio.

All’epoca Lorenzo Citti propose alla Caritas diocesana di Lucca di pensare ad un progetto sociale per recuperare i suoi tre ettari di vigneto: da lì nacque la cooperativa, che ha programmato le sue attività intorno all’idea di riscatto del territorio a rischio di incuria, e delle persone vulnerabili. La cooperativa lavora oggi 8 ha di vigneto, 10 di orto, circa 1000 olivi, alcune arnie per la produzione di miele inoltre ha un settore per il giardinaggio ed uno per i lavori specializzati in vigneto conto terzi ed impiega attualmente dalle ventotto alle trenta persone, di cui dieci a tempo indeterminato e venti tra tempo determinato e borsa lavoro/studio. Nel momento della vendemmia si assumono dalle venticinque alle trenta persone in più: quello è infatti il periodo di maggior lavoro sia nelle vigne di proprietà (situate per lo più nella zona della Maolina e in Mulerna) sia in altre aziende vitivinicole del territorio Lucchese, essendo – Calafata – anche prestatrice di manodopera conto terzi. Calafata produce ottimi vini sia bianchi che rossi, esportati per circa il 70% in molti Paesi europei come Germania e Norvegia ma anche extra-europei come Stati Uniti, Giappone e Singapore, sempre attenta alle regole di una produzione biologica e rispettosa dei valori dell’ambiente e delle persone. Ma come avviene il processo produttivo del vino? Dopo la vendemmia manuale, l’uva viene portata in cassette nelle cantine, dove per prima incontra la “diraspapigiatrice”, una macchina che serve per togliere il raspo e per “pigiare” appunto gli acini, che vengono così spaccati per prelevare il mosto e, tramite una pompa, trasportato nei tini di acciaio. Se l’uva è bianca il mosto verrà separato subito dalle bucce tramite una pressa che le “strizza” facendo sgrondare tutto il mosto contenuto al loro interno, mentre se è nera il mosto viene lasciato a contatto con le bucce, le quali verranno pressate alla fine. Fra i vini più conosciuti e venduti da Calafata, ci sono lo Scapigliato, un rosso dal basso grado alcolico, per un totale di circa 8.000 bottiglie annue, il Gronda, un bianco, del quale si hanno circa 5.000 bottiglie, e il Figlioduncane, con una gradazione alcolica più alta, prodotto in numero limitato. Accanto al piacere del vino, Calafata produce olio, miele, ortaggi e frutta: tutti a Km 0, coltivati con passione e biosostenibilità.

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