Affido, l’ultima rete di accoglienza
L’ondata migratoria ha aperto un altro fronte di inclusione: molti sono minori e sono cresciuti nuovi strumenti
Il processo di inclusione nel nostro paese ha avuto un percorso tortuoso. La nostra costituzione afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità indipendentemente dalle condizioni personali (art.3); la scuola è aperta a tutti ( art.34) gli inabili hanno diritto all’istruzione ( art.38). Nonostante ciò fino al 1971 in Italia le persone con disabilità non potevano frequentare la scuola pubblica, ma soltanto le scuole speciali. Finalmente con la legge 517 del 1977 nasce nel nostro paese un modello pedagogico avanzatissimo che abolisce le classi differenziali. La legge 104 del 1992 poi stabilisce il diritto delle persone con disabilità di frequentare le classi e le scuole comuni insieme agli altri alunni normodotati, inoltre garantisce loro il diritto ad essere curate, seguite e tutelate.
Negli ultimi anni poi l’Italia si è trovata ad affrontare un ulteriore problema: l’ondata migratoria, cioè l’arrivo di un gran numero di persone da paesi stranieri o extracomunitari, che scappano da situazioni precarie dovute a guerre, fame e violenza.
Molti di questi inoltre sono minori, spesso in situazioni di disabilità. Alcuni di loro arrivano con le loro famiglie, altri purtroppo sono da soli. Questi in particolare necessitano di cure e attenzioni specifiche. Così in loro aiuto sono nate numerose associazioni che promuovono l’istituto dell’affidamento familiare, cercano cioè famiglie in grado di ospitarli, accoglierli e prendersi cura di loro. L’affidamento ha carattere temporaneo e ha lo scopo di aiutarli a crescere serenamente, avere un’istruzione adeguata e cure sanitarie specifiche. La normativa a riguardo è molto complessa e di recente revisione. Infatti il d.l. n. 113/18, convertito con legge n. 132/18, ha introdotto una serie di modifiche normative che, pur non riguardando in specifico i minori non accompagnati, hanno un impatto su di loro. Prima dell’entrata in vigore, infatti, la maggior parte dei minori non accompagnati richiedenti asilo, spesso ottenevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari e di conseguenza venivano affidati poi alle famiglie italiane.
A questo punto erano sottoposti a tutte le leggi dello Stato italiano, comprese quelle per l’ inclusione. Adesso la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno ‘per motivi umanitari’ è stata cancellata, ammettendo requisiti più stringenti per l’accoglienza e la permanenza nel nostro territorio, e quindi l’affidamento familiare. Inclusione e accoglienza, soprattutto della diversabilità, dovrebbero essere semplici e immediate, ma nella loro attuazione a volte devono scontrarsi con la burocrazia anche dei paesi di origine.