ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Motto di Viareggio (LU) - 2C

Il Carnevale impazza sulle tavola

Festa non solo per le strade ma anche ai fornelli. Dai tordelli ai ’cenci’, fino alla cucina trabaccolara

Sì! Colori, suoni ma anche odori e gusti, gioia per gli occhi e per il palato di bambini e adulti che in questa occasione non resistono ad assaggiare leccornie di ogni tipo. D’altronde la parola “Carnevale” deriva dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale: il Martedì Grasso, un giorno gaudente e di festa, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Anche oggi piatti e dolci caratteristici proliferano sulle nostre tavole o sulle bancarelle sparse per le strade del rione.

Le protagoniste indiscusse a Viareggio, come in tutta Italia, sono le Chiacchiere o Frappe, dal nome versatile a seconda del luogo in cui vengono cucinate: sfoglie croccanti, fritte e co-sparse di zucchero a velo. A Viareggio sono chiamate: “Cenci”, per la loro forma che richiama i brandelli di stoffa. Noi toscani ne siamo orgogliosi perché Artusi, il padre della cucina italiana, ha scelto il termine toscano nel suo libro di cucina nazionale, per indicare questa prelibatezza culinaria, come a suo tempo Manzoni “sciacquò i panni in Arno“, e scelse il volgare Fiorentino per scrivere l’ultima edizione de “I promessi sposi”.

Altri cibi tipici del martedì grasso sono i Tordelli, una pasta con dentro un ripieno che può essere sia di terra che di mare. Infatti da menzionare sono quelli del Carneval darsena: tortelli di patate al ragù di polpo, che per la loro prelibatezza all’ultimo rione alcune persone hanno scavalcato il bancone per andare a leccare le pentole.

La tradizione ci consegna anche un piatto nato per non sprecare le parti del polo: il Cacciucco di pollo. Prende il nome dal cacciucco di pesce, l’origine proviene dall’uso delle contadine, che con gli scarti meno pregiati del pollo e con il pane secco, riuscivano a creare un piatto per sfamare molte persone. Altro piatto da ricordare è il Berlingozzo, un ciambellone toscano anch’esso tipico del Carnevale.

Un dolce antichissimo, pare si preparasse già nel 1400 in occasione del giovedì grasso, prende il nome da Berlinganaccio che, in gergo significa divertirsi e spassarsela a tavola. Il berlingozzo è preparato con ingredienti semplici, molto simili a quelli dei Brigidini, altri dolci tipici toscani.

Quindi se il significato del Carnevale è ricordare la caducità della vita terrena e di preparare i fedeli all’impegno di conversione della Quaresima, allora è meglio farlo ballando, ridendo e perché no… mangiando!

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