ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Foscolo di Perugia (PG) - 3D

Astronomia tra stelle e musica

Copernico, Keplero e Galilei sono legati anche al mondo delle note. Come tradurre le orbite in suoni

Chi non è mai rimasto incantato guardando un cielo stellato, una sera d’estate? La passione per l’astronomia può nascere da un momento romantico o anche da una lezione di musica.

Parlando degli intervalli musicali emerge inaspettatamente il nome di un famosissimo astronomo tedesco: Giovanni Keplero. Seguendo gli studi del suo maestro, Tycho Brahe, e le teorie di Copernico, elaborò la terza legge che, vista l’affinità con gli intervalli musicali, fu inserita nel suo famosissimo trattato musicale dal titolo “Harmonices mundi” nel quale si tratta anche la relazione tra solidi geometrici e fenomeni fisici. L’analisi fu così approfondita che Keplero trascrisse tutti i suoni che un pianeta può “eseguire” lungo la sua orbita ellittica. Anche Galileo Galilei, padre dell’astronomia moderna, è legato al mondo musicale. Suo padre, Vincenzo, era un musicista facente parte della “Camerata de’ Bardi”, un gruppo di nobili fiorentini che si occupava di arte e di scienze e che contribuì alla nascita del melodramma. Galileo cresce quindi tra note e stelle e le sue ricerche portano a scoperte che cambieranno gli studi astronomici. Tra le sue scoperte più importanti ci sono i quattro satelliti di Giove, le macchie solari e la conferma della teoria eliocentrica di Copernico che gli costerà l’accusa di eresia da parte del tribunale dell’inquisizione.

Con Copernico, Keplero e Galilei si crea finalmente una netta distinzione tra astrologia, la pretesa di leggere gli influssi degli astri sulla nostra vita e astronomia, lo studio scientifico del cielo e delle sue leggi matematiche. Ma perché nel terzo millennio siamo ancora legati agli oroscopi e soprattutto quali sono le differenze con la realtà? Probabilmente il sogno di prevedere il futuro è più forte di qualsiasi evidenza scientifica e più stimolante di qualsiasi dimostrazione matematica ma forse un po’ più di lucidità non guasterebbe. Le prove scientifiche che devono far riflettere, sono numerose e, solo per restare in ambito di costellazioni, basta prendere atto delle distanze siderali che ci dividono da loro e che le dividono tra loro. Se poi si analizza il percorso apparente del Sole nel corso dell’anno, si può verificare che le costellazioni “attraversate” dal Sole sono 13 perché alle 12 classiche dobbiamo aggiungere l’Ofiuco che viene “attraversato” dal Sole dal 30 novembre al 17 dicembre, e non 12 come erroneamente si crede.

Non solo, il percorso del Sole avviene in tempi molto diversi da quelli che vengono tramandati dalla tradizione classica. In definitiva, la vera distanza tra astrologia e astronomia è la totale mancanza di evidenza scientifica nella prima e la rigorosa ricerca delle prove matematiche nella seconda. Vale la pena prenderne atto, no?

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