L’insicurezza che si cela nei litigi online
L’aumento di intolleranza e aggressività dovuto a ragioni culturali e alla struttura stessa dei social
Nel 2010 Mark Zuckerberg fu premiato come «persona dell’anno» poiché Facebook, alla sua nascita, fu ritenuto uno strumento per mettere in contatto e far interagire le persone, per creare un mondo di amici.
Come abbiamo potuto vedere, invece, online ci sono tante persone che urlano e criticano creando disarmonia e veri e propri litigi. In questo caso la tecnologia ha contribuito a creare forme negative di disaccordo dove l’offesa è all’ordine del giorno e nessuno è capace di ascoltare. Alcuni osservatori ritengono che le persone litighino perché stimolate dalla interattività delle piattaforme e perché essere d’accordo è meno stuzzicante di essere in disaccordo. In rete, specialmente, è più probabile commentare qualcosa che non si condivide, dando la nostra opinione anche se non ri-chiesta e, a volte, questo crea dei contrasti. Chi studia la società distingue culture a alto e basso contesto. Nelle prime, il contesto determina e seleziona anche profondamente ciò che può essere detto; nelle seconde meno, o in modo marginale. Al mondo d’oggi tutti siamo, o ci sentiamo, tenuti a esprimere opinioni. Nei social, il confronto può avvenire tra persone culturalmente, non solo fisicamente, molto distanti, perciò si realizza una situazione a basso contesto: la comunicazione è esplicita e diretta, sembra che non esistano più le gerarchie, le tradizioni, filtri e censure. Tutti ci aspettiamo che la nostra opinione sia rispettata sempre, senza neanche tener conto di ciò che ci circonda. Da un punto di vista razionale si dovrebbe prima ascoltare un’opinione e solo dopo aver riflettuto si dovrebbe rispondere, invece ci precipitiamo verso lo scontro. Le piattaforme digitali tendono a estremizzare ogni scambio di idee calpestando comprensione e riflessione. Una riflessione però va fatta sui litigi online: l’indignazione immediata spesso è sinonimo di mancanza di ragionamento e l’attacco non è altro una copertura per la fuga difronte a una questione complessa o non del tutto compresa. Idee diverse devono essere considerate come la base per un confronto in qualsiasi ambito e, anziché evitare il dibattito, dobbiamo cercare di concretizzare al meglio ciò che ne viene fuori. Per fare questo è necessario predisporsi positivamente al confronto senza ritenerlo una cosa fastidiosa e stressante. Un esempio ne sono tutte quelle persone che per lavoro gestiscono situazioni di conflitto e, nonostante ciò, riescono a ricavare comprensione umana anche dalle situazioni più ostili.
In una società come quella moderna, veloce e dinamica, che ci mette continuamente sotto una lente di ingrandimento, spesso ci sentiamo al centro di tutto e con questa convinzione è facile diventare aggressivi anche solo durante una discussione. Ecco alcune regole per affrontare uno scambio di idee in modo civile.
• Rispetta il tuo interlocutore come vorresti che lui rispettasse te, controllando le emozioni. Urlando e interrompendo non può emergere nessun concetto buono.
• Imposta la discussione in modo di non tentare di cambiare l’altro: limitati invece ad esporre in modo chiaro il tuo punto di vista. Usare un linguaggio chiaro ed educato può servire a evitare malintesi e non è detto che non si possa trovare un compromesso.
• Non percepire una discussione come una battaglia da cui debba uscire un vinto e un vincitore. Gli scambi di idee devono servire per farci vedere le cose con gli occhi di chi ha esperienze diverse dalle nostre e per arricchire le nostre conoscenze.
• Ascoltare l’altro invece di pensare a come rispondere. Ci concentriamo più sulla risposta da dare piuttosto che sul messaggio che ci viene trasmesso. A volte basterebbe solo mettersi nei panni degli altri.
Uno scambio di idee può diventare un litigio se ci facciamo ingannare dalle fallacie logiche, cioè errori che tutti tendiamo ad utilizzare che compromettono i contesti e mettere in difficoltà l’interlocutore. Eccone alcuni: ad personam: tipica degli haters, porta ad attaccare chi ha proposto un tema e non il tema stesso; ad verecundiam:consiste nell’accettare un’idea solo perché è stata espressa da un personaggio importante, ma per forza competente sul tema.
A-Hai sentito la notizia di un illustre personaggio politico? B-Sì e concordo pienamente con ciò che ha pronunciato, insomma, lo ha detto qualcuno di importante nella società! Ad populum: per sostenere una tesi si fa riferimento a sentimenti popolari, di una maggioranza presunta o no. Esempio: gran parte della gente vede la Terra piatta, perciò la Terra è sicuramente piatta. Straw man: confutare il messaggio dell’interlocutore, proponendone una versione distorta.
A-Le giornate di sole sono veramente splendide. B-Se ci fossero solamente giornate assolate il pianeta sarebbe afflitto da innumerevoli carestie e fenomeni di siccità! A-Io non ho detto che dovrebbero esserci solo giornate assolate.
Classe 2B: Bismilja Balje, Senija Balje, Anna Bardelli, Niccolò Batti, Azzurra Cenni, Serifa Colda, Lorenzo Corradeschi, Tommaso Cresti, Gaia Dei, Melania Frullanti, Nizar Gouda, Suela Koqinaj, Klara Kroni, Pietro Landi, Adele Marcocci, Arianna Mori, Alberto Nika, Klea Preci, Davide Pio Rinaldi, Giacomo Roncucci, Tommaso Seri, Ludovico Vanni, Alessandro Venuti.
Dirigente scolastico: Paolo Bianchi Docente tutor: Ruben Francischiello