Quando i social diventano un lavoro
Francesco Gori racconta la sua esperienza di tiktoker: «È iniziato tutto come un passatempo, poi...»
Come sarebbe lavorare sui social? Per rispondere a questa domanda, i ragazzi della classe 2A media del Conservatorio San Niccolò di Prato hanno intervistato Francesco Gori, un ragazzo pratese di 33 anni, che ha iniziato a postare contenuti su alcuni social come TikTok e Instagram, facendone un piccolo lavoro. All’inizio, tutto è iniziato come un passatempo, perché fin da quando era piccolo gli è sempre piaciuto girare video.
Che tipo di contenuti posta? Di cosa parlano i suoi video? «Su TikTok, ogni giorno posto un video in cui elenco tutto ciò che è accaduto in passato, nel mondo, in quello stesso giorno.
Sono contenuti interessanti, che riguardano la cultura e informano le persone. Invece, su Instagram faccio il bischero. Ho fatto anche tante live sui giochi di ruolo da 4 o 5 ore».
Lei è molto presente sui social: quanti follower ha? «I social che uso di più sono TikTok e Instagram. Su Instagram ho quasi 4000 followers e su TikTok circa 7000».
In media, quanto tempo passa sui social al giorno? «Circa due ore ogni giorno, ma dipende da cosa devo fare. Un giorno a settimana, però, non uso nessun tipo di social: è una scelta volontaria, per disintossicarmi».
Come si prepara prima di fare i suoi video? Utilizza un’attrezzatura particolare? «Nel caso di TikTok, cerco di preparare i video il giorno stesso, invece per Instagram cerco di scrivere 3 o 4 contenuti a volta, che poi girerò nel corso della settimana. Quando faccio i miei video utilizzo: un telefono, una luce frontale che illumina bene me e il green screen dietro. Uso anche un cavalletto per appoggiare il telefono e un foglio con scritto quello che devo dire; infine, un computer per montare il video».
Ha mai partecipato ad una challenge? «Certo! Con Maurizio Merluzzo, a chi mangia più sushi, ma ve la sconsiglio… soprattutto contro Maurizio Merluzzo».
Come crede che le persone reagiscano ai suoi video? «Io mi diverto a fare i miei video, anche se tra i commenti ci sono alcuni haters che si accaniscono contro di me. Mi è successo poco tempo fa. Cerco sempre di reagire in modo positivo, infatti, solitamente rispondo in maniera scherzosa ma tra le persone c’è sempre chi difende gli haters e chi me».
Ci sono dei personaggi a cui si ispira? «Prendo idee un po’ da tutti, ma bisogna sempre ricordarsi che il risultato di un video non è solo della persona che si vede, ma di tante persone che ci hanno lavorato, fino alla sua pubblicazione». Può un argomento essere approfondito attraverso un debate a scuola? La risposta è sì: nel mese di febbraio, al Conservatorio San Niccolò, si sono svolti alcuni debate tra prime e seconde medie, che hanno affrontato il tema dei social media e dei loro rischi. Lo scopo era far competere i ragazzi su un argomento che li accomuna e far migliorare la propria capacità espositiva. Ma cos’è un debate? È una metodologia didattica che serve a potenziare le capacità di argomentazione e di strutturare competenze. Il dibattito è anche una specie di gioco di squadra, infatti la classe è divisa in due gruppi e ogni squadra prepara due strategie: ’pro’ e ’contro’ la mozione. I primi tre speaker di ogni squadra hanno dovuto argomentare e il quarto ha fatto un riassunto delle cose dette dai primi tre. Gli argomenti più trattati dei ’pro’ sono stati: comunicazione interattiva, diffusione immediata delle news, video divertenti e tutorial. Cyberbullismo, fake news e truffe, gli argomenti, invece, della mozione ’contro’. Alla fine i ragazzi sono riusciti a migliorare le proprie capacità espositive e argomentative, parlando di un argomento che è ormai diventato indispensabile per la vita di tutti i giorni. A febbraio a classe 2A del Conservatorio San Niccolò ha realizzato un sondaggio sull’utilizzo dei social network per i ragazzi di 3a, 4a e 5a liceo. Emerge che il social più usato è Tik Tok, al secondo posto Instagram e al terzo Youtube. La maggior parte delle persone (79%) pensa che avere tanti followers non renda più apprezzati o popolari. Di conseguenza, il 69% tiene l’account privato, mentre il 31% pubblico. Il 55% degli alunni del triennio usa, mediamente, i social tra una e due ore al giorno; viceversa, il 34% tra due e quattro ore. Sui social, spesso, nascono atteggiamenti inadeguati, anche solo per divertimento.
I dati raccolti sul cyberbullismo sono: il 72,4% degli studenti non ha mai ricevuto un insulto da Internet, mentre il 27,6% sì.
Il 37% degli alunni ha tra i 500 e i 1000 followers, il 31% ne ha tra i 100 e i 500 e il 24% più di 1000. Un gran numero di studenti pensa che i social siano utili, tuttavia c’è anche una discreta percentuale che pensa che queste app non servano (il 44,8%). Riflettendo sul sondaggio, esso ci ha fatto capire quanto buona parte degli studenti ritenga i social necessari e quanto li usi per interessarsi alla vita altrui. Ecco gli studenti cronisti che hanno realizzato la pagina pubblicata a fianco nell’ambito del campionato di giornalismo. I nomi degli alunni della classe 2A, del Conservatorio San Niccolò: Baccichet Francesco, Baroncelli Caterina, Carnemolla Maria Vittoria, Chen Benedetta, Chen Stella, De Vito Greta, Formicola Vittoria, Guarino Duccio, Guasti Mariasole, Lamanna Leonardo, Lelli Alessandro, Li Ryan, Li Serena, Lorenzoni Francesco, Meoni Michelangelo, Pancrazi Ludovico, Pratesi Lavinia, Rosati Matteo, Rosati Sofia, Sarno Federico, Scuccimarra Lorenzo, Segnini Gabriele, Vellas Niccolò, Yu Bruno, Zheng Jennifer, Zhu William. I ragazzi sono stati coordinati dalla professoressa Chiara Agostini con la supervisione della dirigente scolastica Mariella Carlotti. LA REDAZIONE