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IC Frank Carradori di Pistoia (PT) - 2E

Sport: l’altra faccia della medaglia

Abusi e maltrattamenti, quando vincere è una sconfitta. L’intervista alla giornalista Daniela Simonetti

Di recente il mondo della ginnastica è stato scosso dalle denunce di atlete vittime di abusi, prime fra tutte le ex Farfalle Nina Corradini e Anna Basta. Emanuela Maccarani, ex ct della Nazionale, e l’assistente Olga Tishina sono indagate per maltrattamenti dalla Procura di Monza.

Abbiamo intervistato Daniela Simonetti, giornalista sportiva, presidente di ChangetheGame, associazione che offre assistenza legale e psicologica gratuita alle vittime.

Quante segnalazioni avete ricevuto riguardo alla ginnastica artistica e agli altri sport? «Le segnalazioni relative alla ginnastica sono finora 237, ma tutti gli sport sono coinvolti: equitazione e volley per abusi sessuali; sport di squadra per bullismo; ginnastica per violenze fisiche ed emotive. I metodi di allenamento attuali spesso non sono in linea con le conquiste del-la società riguardo al rispetto di minori e donne».

Cosa trattiene un atleta dal parlare di quanto subìto? «La violenza nello sport è difficile da riconoscere in quanto normalizzata: un minore fatica a individuarla. Per gli abusi sessuali intervengono vergogna e senso di colpa. L’adolescente in fase di distacco dalla famiglia tende a non confidarsi; inoltre chi denuncia è spesso emarginato».

Quali limiti dovrebbe porsi un allenatore nel cercare di tirare fuori il meglio da un atleta? «Lo sport ha una sua disciplina, ma al primo posto dovrebbe esserci il benessere psicofisico dei ragazzi. Le Federazioni dorrebbero imporre l’adozione di codici, regolando ore di allena-mento e trasferte, vietando sessioni individuali in assenza di altri operatori e uso di linguaggi umilianti e ingiuriosi».

Come prevenire? «Occorre seguire tre vie: formazione obbligatoria per i tecnici, campagne di sensibilizzazione per società, atleti e famiglie; sanzioni severe per gli illeciti disciplinari».

Che segnali possono mettere in allarme le famiglie? «Cambiamenti di umore, svogliatezza o rifiuto di andare agli allenamenti, autoisolamento, aggressività».

Oltre al desiderio di fama, ci sono altri interessi dietro alla volontà di portare alla vittoria un atleta con qualsiasi mezzo? «Attrarre tesserati con il sogno di una carriera folgorante è alla base delle risorse economiche delle Federazioni. In nome del denaro, quella statunitense ha dato vita a una fabbrica di baby star, tollerando abusi dal 1997 al 2017. Il mondo sportivo è chiuso, autoreferenziale, a volte omertoso, ma non va dimenticato che all’interno lavorano anche tante persone capaci e oneste».

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