ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Granacci di Bagno a Ripoli (FI) - 2D

Villa la Selva: per non dimenticare

La storia di un campo di internamento nazifascista a Bagno a Ripoli nella Seconda guerra mondiale

Nella campagna di Bagno a Ripoli, in mezzo a boschi e vigneti, si trova una magnifica villa storica in stile neoclassico che oggi comprende appartamenti privati e uno splendido resort completo di piscina, campo da tennis, campo da golf e in cui si possono organizzare cerimonie e matrimoni. Questa magnifica villa nasconde però un passato oscuro, venuto alla luce dalla scoperta casuale di documenti dell’archivio della biblioteca comunale. Ci hanno parlato della storia di Villa La Selva Giovanni Cipani e Renzo Petrioli dell’associazione «donotforget» (significa: non dimenticare). Abbiamo scoperto così che Villa La Selva fino al 1938 apparteneva agli Ottolenghi, una famiglia ebrea che scappò in Palestina per colpa delle leggi razziali. Il governo fascista entrò in possesso della villa e inizialmente la rese un campo di raccolta per ebrei ma anche per coloro che erano ritenuti oppositori del regime.

I prigionieri vivevano in pessime condizioni, infatti c’era solo un bagno in tutto l’edificio, non c’era il riscaldamento e si mangiava poco. C’era però la possibilità`, per chi aveva i soldi, di andare a comprare il minimo indispensabile accompagnato da una guardia. Dopo l’occupazione nazista, la villa si trasformò in un vero e proprio campo di concentramento, dove i prigionieri rimanevano segregati, finché non si raggiungeva il massimo di 180-200 persone. Appena raggiunto questo limite, i prigionieri venivano portati a nel campo di Fossoli e infine nei campi di sterminio in Polonia e in Germania. Nel maggio del 1944 i partigiani della brigata Rosselli fecero irruzione nella villa e liberarono gli ultimi 47 internati.

Villa La Selva rimase disabitata per molti anni. Tornò in possesso degli Ottolenghi (ormai definitivamente residenti in Palestina) che la vendettero alle persone che tuttora la possiedono.

Come proprietà privata, non è possibile entrare nella villa come visitatori; per lungo tempo si era persa la memoria di cosa era stata la villa durante la guerra, finché nel 2009 i documenti trovati per caso nell’archivio hanno fatto iniziare le ricerche e gli studi su questo sito. Anche l’Università di Firenze ha contribuito a far luce sul passato di Villa La Selva, ricostruendo i nomi di molti degli internati. «Do not forget» è l’associazione che nasce proprio per ricordare il passato di Villa La Selva. Questa associazione ha proposto la realizzazione di diversi progetti, tra cui la realizzazione di un ceppo in via del Carota e la proposta di creare un giardino della Memoria nei pressi della villa.

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